Il piano B Senza Azione il Pd rischia 15 seggi Sindaci in soccorso

Ricci e i primi cittadini: "Serve un’alleanza più larga possibile". Ma se Calenda rompe, i dem potrebbero spostarsi a sinistra

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di Ettore Maria Colombo

"Se" i centristi di Azione+Europa non saranno alleati del Pd, ma da soli (però insieme a Iv) facendo nascere un terzo polo di area centrista, per il Pd si apre un rischio condito da opportunità. Entrambi necessitano di un sostanzioso piano B. Il grave rischio è che, senza i centristi, tornino contendibili, per il centrodestra, circa 15 collegi uninominali che, specie nelle regioni rosse, venivano dati sicuri. Lo dice l’istituto Cattaneo. Una coalizione composta dal Pd (il listone dei Democratici&Progressisti formato dai dem, dal Psi di Enzo Maraio, Demos di Ciani&Giro, Art. 1 di Speranza), più i piccoli alleati che restano (Impegno civico-CD di Di Maio&Tabacci, i sindaci, i rosso-verdi di Bonelli&Fratoianni), può arrivare a perdere 12 collegi uninominali alla Camera e 4 al Senato (15 al centrodestra, 1 ai 5s). Ma c’è chi la vede anche più nera: solo Firenze 1 e Bologna 1 sarebbero collegi blindati per il Pd.

I primi due rimedi politici sono emersi ieri nella riunione che Letta ha tenuto ieri al Nazareno con i sindaci dem, capitanati dal coordinatore, Matteo Ricci (Pesaro), Nardella (Firenze) e dal presidente dell’Anci, Antonio Decaro (Bari). I sindaci hanno chiesto "concretezza e operatività" e presentato "proposte concrete" su diversi temi. Dall’altro, dice Ricci, "i sindaci sono per fare un’alleanza più larga possibile, ma intorno al Pd. Un’alleanza ampia che sia competitiva e di taglio europeista. Invitiamo Calenda e tutti gli altri ad ascoltare i sindaci che chiedono di stare col Pd". Il 18 settembre la contro-Pontida dei sindaci Pd.

Il secondo rimedio è politico e anche ideologico. Il Pd sposterebbe la barra della campagna a sinistra. I claim diventeranno la polarizzazione concontro la Meloni-FdI, le proposte “laburiste“ di un partito che vuol fare da argine delle destre e da leader del mondo progressista. Vuol dire più spazio – e, di conseguenza, qualche posto in più – ad Articolo 1 (lato diritti sociali), Psi (lato Pse e diritti civili) e Demos (lato solidarietà). Ma anche ai rosso-verdi che, con l’accordo Letta-Calenda, minacciano di andarsene in tandem coi 5Stelle.

Infine, il rimedio tecnico, e cioè le candidature. Più spazio e chanches per candidati che ballano. La sinistra di Provenzano chiede di candidare, in Toscana, Camusso (Cgil), Furfaro (area Zingaretti), Speranza (Art. 1) nel proporzionale. Si va verso verso il "no" a Lotti (anche se la decisione definitiva spetta al segretario). Letta potrebbe candidare, sempre in Toscana, Meloni, il suo capo segreteria. Invece, la segretaria dem Simona Bonafè potrebbe sfidare Renzi a Firenze 1 Senato se l’ex Rottamatore correrà da solo.

Infine, l’ex renziano Andrea Marcucci verrà ricandidato, ma in un collegio incerto (Lucca). Anche in Emilia-Romagna si riaprirebbe la partita, per alcuni nomi che sembravano fuori: non servirebbe più tenere riservati dei posti per Azione+Europa (Richetti, Bonino ecc.). Sempre che, ovviamente, l’accordo con Azione salti davvero.