Il Pentagono chiama Mosca: cessate il fuoco

Prove di dialogo, prima telefonata fra Usa e Cremlino dall’inizio del conflitto. E intanto le truppe russe si ritirano da Kharkiv

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WASHINGTON

Definirla una svolta è forse esagerato, ma per la prima volta dall’inizio del conflitto su larga scala in Ucraina gli Stati Uniti e la Russia si sono parlati direttamente, senza filtri né intermediari. Il numero uno del Pentagono, Lloyd Austin, ha telefonato ieri al suo omologo, il ministro della Difesa di Mosca, Sergey Shoigu, per chiedere ufficialmente "un cessate il fuoco immediato". Il rappresentante di Washington ha anche sottolineato l’importanza di mantenere un dialogo costante con il Cremlino in una fase storica in cui un’ulteriore escalation potrebbe aprire scenari sempre più pericolosi per la stabilità internazionale.

Da quanto trapela la telefonata è durata un’ora e, come sottolineano dal Dipartimento della Difesa Usa, non ha risolto alcun "problema grave". Difficile che potesse accadere il contrario, considerando il silenzio tra i due Paesi durato così a lungo. Il dato di rilievo sta proprio (e solo) nella ripresa delle comunicazioni bilaterali tra Washington e Mosca, sollecitata tra l’altro qualche giorno fa, proprio Oltreoceano, dal premier Mario Draghi. Mentre gli Usa auspicano una tregua, per Vladimir Putin le notizie dal fronte non sono positive. Ieri è stata un’altra giornata di difficoltà. Secondo il Wall Street Journal l’esercito di Mosca, che nell’ultima settimana ha dovuto arretrare di diversi chilometri dalle posizioni conquistate attorno a Kharkiv, avrebbe deciso di fermare l’offensiva per conquistare la seconda città ucraina. Per altre fonti si tratterebbe di una vera e propria ritirata. La seconda batosta, comunque, dall’inizio del conflitto a tutto campo in Ucraina dopo quella relativa alla rinuncia di conquistare la capitale Kiev. E, per l’esercito di Mosca, non va meglio in Donbass: nonostante i bombardamenti e i continui assalti, non riesce a far cadere l’acciaieria di Azovstal, l’ultimo bastione di Mariupol.

I problemi per l’armata russa arrivano anche dalle aule di tribunale. Vadim Shishimarin ha 21 anni e rischia l’ergastolo: è il primo soldato di Mosca ad essere processato in Ucraina, accusato di crimini di guerra. È comparso in tribunale a Kiev per un’udienza preliminare. L’immagine di questo giovane russo, poco più che adolescente, capelli rasati, una felpa azzurra e grigia, alla sbarra affiancato da agenti di sicurezza, rimasto in silenzio salvo che per fornire le sue generalità, apre il sipario su un percorso che si prospetta lungo e travagliato. Ovvero la promessa del governo di Kiev di punire i responsabili di atrocità sul territorio ucraino dall’inizio dell’operazione militare speciale lanciata da Mosca.

Shishimarin è accusato di aver ucciso un civile nella regione di Sumy. Nello specifico gli si contesta "violazione delle leggi e dei costumi di guerra", sottolinea l’agenzia ucraina Unian. Secondo le indagini di Kiev il 28 febbraio a Chupakhivka, nella regione di Sumy, il soldato ha sparato alla testa di un civile che stava andando in bicicletta lungo il ciglio di una strada mentre parlava al telefono. L’uomo, 62 anni, è morto sul colpo a poche decine di metri dalla propria abitazione.