Mercoledì 9 Ottobre 2024
Valerio Baroncini
Cronaca

Il pensionato e il carabiniere eroe. Giacinto e Giulio, nuovo abbraccio: "Non sapevo nuotare: lui mi salvò"

L’82enne di Faenza (Ravenna) incontra un anno dopo il militare che lo caricò in spalla in mezzo al fango. Il ricordo di quel giorno drammatico: "Mai vista una cosa del genere, impossibile fermare l’acqua".

Il pensionato e il carabiniere eroe. Giacinto e Giulio, nuovo abbraccio: "Non sapevo nuotare: lui mi salvò"

Il pensionato e il carabiniere eroe. Giacinto e Giulio, nuovo abbraccio: "Non sapevo nuotare: lui mi salvò"

Giacinto Bosi e Giulio Nicolò: quattro occhi azzurri come il mare. Ma quel giorno, un anno fa a Faenza, nel Ravennate, non c’era nient’altro di azzurro. Solo i loro occhi. Un mare sì, ma putrido, marrone e limaccioso, pieno di alberi e morte, sceso dagli appennini e arrivato a inghiottire la Romagna: 17 vittime, 36mila sfollati, 10 miliardi di danni. L’alluvione più disastrosa.

Giacinto Bosi e Giulio Nicolò: ora si guardano, occhi azzurri di pensionato negli occhi azzurri di carabiniere, in una caserma. Li facciamo incontrare dodici mesi dopo e in mano Giulio tiene una grande foto, che li ritrae insieme, mentre cercano di sopravvivere alla forza della natura.

Giacinto Bosi e Giulio Nicolò: quello scatto, del fotografo Stefano Tedioli, ha fatto il giro del mondo. È una foto iconica: Giulio, carabiniere in servizio a Faenza, come una furia lotta contro la violenza dell’acqua e – in spalla – carica Giacinto. E Giacinto, 82 anni, si tiene a questo gigante cercando di proteggere le quattro cose portate via da una casa divenuta trappola e protette, in quel mare putrido, marrone e limaccioso, da una borsina di plastica.

Il pensionato cammina lungo i corridoi della caserma e incontra dunque il gigante. Salvato e salvatore. Silenzio. Una stretta di mano, salda. E un abbraccio. Con un filo di voce: "Grazie per avermi preso su". Un sorriso e una lacrima scende sul volto di Giacinto: "Eccome se mi ricordo di quel giorno. Mi ero messo alla finestra di casa e all’improvviso ho visto la mia macchina completamente sotto l’acqua – racconta –, ci hanno detto che dovevamo andarcene subito perché sennò il livello sarebbe cresciuto così tanto da rendere impossibile ogni salvataggio". L’acqua, quel giorno a Faenza, arrivò anche a sei metri: molti si salvarono stando sui tetti o nelle terrazze. "E io non so nuotare – dice Giacinto –. Giulio mi ha caricato sulla schiena e mi ha portato fuori. Lo ringrazio ancora. Fa impressione vedere tanta acqua: mai vista una cosa così". Prende fiato e ribadisce: "Fa impressione, il fuoco si spegne con l’acqua, ma l’acqua non si ferma. E io non so mica nuotare".

Stessa storia, altro racconto. Quello del carabiniere Giulio Nicolò: "Mi sono tuffato, ho attraversato quella specie di fiume a nuoto e ho aperto con una spallata il portone dell’abitazione che era chiuso. Mi sono reso conto che c’erano tre persone all’interno e quel punto ho chiamato i colleghi che erano fuori dall’acqua e sono andato immediatamente di sopra – spiega –. Il tempo di riuscire a preparare il minimo indispensabile per uscire e l’acqua era già salita quasi a metà della scala. Giacinto mi ha detto che non sapeva nuotare e allora me lo sono caricato in spalla. E ho fatto solo il mio lavoro".

Pare un film. E il lieto fine c’è anche qui, nella realtà che spesso riserva ben altre sceneggiature. "Quando entri in acqua e l’acqua ti arriva alla gola, la faccenda è seria – dice ancora Giulio Nicolò –. Non hai il tempo per pensare a come andrà, hai solo preso una scelta e la porti a termine fino alla fine. Paura ce n’era tanta. Ce la porteremo dietro per sempre. Ma siamo qua. Quando c’è un incontro casuale in piazza, tra me e Giacinto, sembra che sia passato un giorno, l’unica cosa di cui parliamo è sempre l’alluvione, come fosse accaduto ieri. Prima o poi troveremo altri argomenti di cui parlare...". Gianluigi Di Pilato, comandante del reparto operativo dei carabinieri di Ravenna, sintetizza quanto avvenuto così: "La rete delle stazioni dei carabinieri è stata un valore aggiunto . E questo, insieme con la prontezza dei militari, che in diversi casi hanno messo a rischio la propria incolumità per salvare le persone, è stato decisivo".