Giovedì 18 Aprile 2024

La lezione del Covid tra i vip. Il peggior virus è politicizzare la mascherina

Conosco Flavio Briatore da più di trent’anni. Ho raccontato i suoi successi da manager in Formula Uno, prima con Schumi e poi Alonso. Ho appreso con tristezza del suo ricovero in ospedale, dopo il boom di contagi nella discoteca che tanto ama, in Costa Smeralda. E ovviamente spero che tutto si risolva presto e bene. Eppure, a questa plateale vicenda dobbiamo, se non altro!, la conferma di una verità più forte di qualunque pregiudizio. Conviene ribadirla, vista l’aria che tira. In breve. Il Covid non è di destra e non è di sinistra. Politicizzare gli effetti di una pandemia che sta piagando e piegando il mondo è più di un delitto.

È un errore, come hanno sperimentato di persona negazionisti incauti come il premier britannico Boris Johnson o il presidente brasiliano Bolsonaro. In Italia, nel doloroso periodo compreso tra marzo e giugno, abbiamo, come popolo, offerto una testimonianza di disciplina che ha stupito gli osservatori stranieri, abituati a descriverci come una massa di sregolati, gente incapace di mettere al primo posto il bene comune. E non è stato merito esclusivo del governo: siamo stati bravi noi, gli elettori leghisti come quelli di Grillo o della sinistra. Siamo stati bravi anche nel non prendere sul serio il raglio degli asini che dovevano ricondurre tutto ai punti in più o in meno nei sondaggi. Niente nomi e nemmeno cognomi: ci siamo già intesi. Proprio perché il virus non vota, non appartiene all’uno o all’altro schieramento, è necessario un plebiscito a favore del buon senso. Riaprire l’Italia era giusto, a fronte di un contenimento del contagio. E rimane comprensibile, da parte di ognuno di noi, i giovani soprattutto!, riconquistare diritti, spazi, emozioni.

Qui non si tratta di demonizzare chi si è assembrato nelle discoteche. Men che meno è utile lo scaricabarile, colpa di A, no anzi di B, alla fine il responsabile era C e via andare. No. Al netto delle contrastanti teorie degli esperti, al netto delle profezie più o meno gradevoli, sarebbe banalmente il caso di rammentare a noi stessi l’esempio delle cinture di sicurezza sulle automobili. Quando ne venne reso obbligatorio l’utilizzo, nella seconda metà degli anni Ottanta, non mancarono gli imbecilli che contestavano la violazione del libero arbitrio, prevedendo la disobbedienza (in)civile degli italiani, innamorati della Ferrari, della Maserati, della velocità e bla bla bla. Mi ricordo servizi dei Tg che quasi lodavano i babbei che “dipingevano” la cintura sulla maglietta per ingannare la polizia stradale! Oggi le cinture le allacciamo tutti. Dunque, fin quando sarà necessario, indossiamo la mascherina. Che non è di destra, non è di sinistra. Piano piano, lo capiranno anche gli asini. Forse.