Il peccato originale del piano "Sul tavolo 180mila progetti Un traguardo impossibile"

Incalza, storico dirigente del ministero delle Infrastrutture: solo annunci, speso finora solo il 6% delle risorse "Opere stradali escluse perché inquinanti. Bene la regia unica di Fitto, ma selezioniamo cosa si può fare".

Il peccato originale del piano  "Sul tavolo 180mila progetti  Un traguardo impossibile"

Il peccato originale del piano "Sul tavolo 180mila progetti Un traguardo impossibile"

"Ormai il tempo delle chiacchiere è finito: molte opere del Pnrr non riusciranno a tagliare il traguardo". Ercole Incalza, classe 1944, da Francavilla, per quattordici anni super dirigente del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (un tempo dei Lavori pubblici), con 7 governi diversi, è uno dei gran commis dello Stato che conosce a memoria e nei minimi dettagli la macchina delle grandi opere in Italia.

Ingegnere, che cosa succederà al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza? É ottimista o pessimista?

"I numeri della Ragioneria vanno oltre le opinioni. Fino ad oggi siamo riusciti a spendere appena il 6% delle risorse a disposizione dell’Italia. E siamo a metà strada, dal momento che quasi tre anni fa, nel giugno del 2020, l’ex premier Giuseppe Conte tornò a Roma annunciando di aver strappato a Bruxelles una dote di circa 200 miliardi".

Impossibile recuperare il tempo perduto?

"Prima di rispondere a questa domanda vorrei ricordare che ci sono almeno altri quattro programmi di spesa magari meno ricchi ma non per questo meno importanti. Mi riferisco al Pnc, che vale 30 miliardi, ai fondi di coesione 2014-2020 e 2021-2027, altri 100 miliardi, e a quelli del Repower-Ue. Stiamo parlando di una cifra superiore ai 350 miliardi di euro".

Di male in peggio, verrebbe da dire.

"Si. Pensi che dei fondi di sviluppo e coesione 2014-2020, al 31 dicembre del 2023 avevamo speso 7 miliardi su 53. E corriamo il rischio di perderne almeno 30".

Sarà così anche per il Pnrr?

"Qui c’è un errore a monte, che ormai non si può ignorare. Per il Pnrr sono stati presentati circa 179mila progetti, di cui 68mila nel Sud. Quelli che hanno avuto già il disco vedere da parte del ministero sono poco più di 12mila. E’ chiaro che molti non arriveranno al traguardo. Nel frattempo ci sono stati solo annunci. Ricordo qualche mese fa il premier Conte che annunciava cantieri aperti per 120 miliardi di euro".

E ora? Non sarebbe il caso di nominare un supercommissario al Pnrr? Lei, ad esempio, ha guidato la task force del ministero per sbloccare le grandi opere...

"Non è il momento dei Commissari o dei supercommissari. Già ce ne sono tanti in giro. Bisogna fare scelte politiche a monte. Ed evitare gli errori del passato. Lo Stato, ad esempio, ha preferito sborsare 35 miliardi di euro all’anno per coprire il bonus di 80 euro, quota 100, il reddito di cittadinanza, anziché investire in infrastrutture. Inoltre, giusto per fare un altro esempio, tutte le opere stradali sono state escluse dal Pnrr perchè ’inquinanti’".

Il sindaco di Milano, Sala, si è fatto avanti: i soldi, dateceli a noi che sappiamo spendere.

"Mi fa sorridere. Non è il momento di fare guerre. Anche il Sud è capace di spendere se ci sono le condizioni".

Lei che cosa suggerisce?

"Nel 2020 l’attuale commissario europeo Paolo Gentiloni in 4 ore e mezzo di audizione presso le commissioni competenti in Parlamento, chiese essenzialmente due cose per garantire il successo del Pnrr: la governance unica e piani organici. Abbiamo invece avuto 7 cabine di regia e centinaia di migliaia di progetti".

Quindi?

"Bene ha fatto il ministro Fitto a fare chiarezza e a istituire una cabina di regia unica. Ma ora occorre fare chiarezza sui progetti che realmente possono arrivare al 2026 e quelli che invece sono irrimediabilmente compromessi. In questo caso la strada maestra potrebbe essere quella di spostarli su altri capitoli di spesa, che hanno più tempo. Penso, ad esempio, al Pnc o ai fondi di coesione 2021-2027 o, ancora, al Repower-Ue che può arrivare al 2029. Sapendo, fin da ora, che Bruxelles non ci concederà neanche un mese di proroga rispetto alla scadenza del 2026".

Antonio Troise