Mercoledì 24 Aprile 2024

Il Pd perde ma non crolla Letta si consola: Opa fallita "Lezione per M5s e Calenda"

"Questo risultato dimostra che l’opposizione va fatta al governo, non a noi". Il leader di Azione: "Avremmo perso anche uniti, centro e sinistra mai in partita"

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di Antonio Troise

La sconfitta è netta. E, per certi aspetti, soprattutto in Lombardia, perfino superiore alle più pessimistiche previsioni. C’è un clima pesante nel fortino ormai senza più difese del centrosinistra. E, il giorno dopo il lunedì nero delle regionali, i leader se le suonano di santa ragione, scaricando l’uno sull’altro le responsabilità della stangata. Unica nota positiva, per il Pd, quello di essere rimasto il primo partito della coalizione. Ed è l’unica che il segretario uscente, Enrico Letta, si sente di far risuonare: "L’Opa contro di noi ha fatto male a chi l’ha tentata. Ci auguriamo che questo risultato dimostri finalmente a M5s e Terzo Polo che l’opposizione va fatta al governo e non al Pd". Il partito, aggiunge Letta, rimane saldamente la seconda forza politica e primo partito dell’opposizione, un viatico fondamentale per il lavoro del nuovo gruppo dirigente che uscirà dalle primarie del 26 febbraio".

Ma i dem sono sotto choc. A farsi interprete degli umori è l’ex ministro, Andrea Orlando, esponente della sinistra del partito: "Le due Opa sono state bloccate, ma questo non può consolarci". Spara a zero, invece, Pierfrancesco Majorino, candidato in Lombardia, che non usa mezze misure e accusa la mancanza di leadership proprio nel momento più duro della competizione elettorale. "Siamo un caso di studio a livello internazionale per aver fatto la consultazione sul nuovo segretario durante elezioni così importanti come quelle del Lazio e della Lombardia". Resta il fatto che il risultato elettorale allunga un’ombra anche sulla scelta del prossimo segretario: un risultato così netto potrebbe dare qualche chance alla Schlein, che può giocare a questo punto la carta della novità.

Ma nel partito il clima è pesante. E lo dimostra anche il post che lancia Goffredo Bettini su Facebook: "Ora c’è da riflettere ulteriormente con serietà e c’è la necessità di una immediata ripresa della lotta politica e sociale. Non è serio sostenere che i responsabili delle sconfitte degli ultimi anni siano Zingaretti, Orlando, Franceschini e il sottoscritto". Una replica al duro affondo di Bonaccini e Schlein che chiedono un cambio della vecchia classe dirigente.

Solo nel tardo pomeriggio l’ex premier, Giuseppe Conte, arriva nella sede dei pentastellati. Ha fallito l’operazione sorpasso sul Pd nel Lazio, dove il Movimento è rimasto inchiodato poco al di sopra dell’8%. Ma non vuole assumersi per niente la responsabilità della sconfitta. Anzi, rimanda la palla sul campo del Pd e rivendica la "coerenza" del suo partito. "Letta stappa le bottiglie, ma non ha nulla da festeggiare, ha consegnato Lazio e Lombardia alla destra, Vedo che c’è chi suona le campane a morto per il M5s, ma io non esagererei la portata di queste elezioni. Per noi contano i programmi – aggiunge Conte - non ci interessano i cartelli elettorali. I risultati ci dicono che i cartelli elettorali non ci avrebbero portato da nessuna parte".

Anche il leader di Azione, Carlo Calenda, respinge le bordate arrivate da Letta: "Avremmo perso anche uniti, il centro e la sinistra non sono mai stati in partita, neanche nell’ipotetico formato del campo largo. Ora diventa ancora più urgente la costruzione di un partito unico del centro riformista, libero e popolare".