Giovedì 25 Aprile 2024

Il Pd fa solo il nome del premier (per ora) Renzi tiene le carte coperte: niente veti

Oggi le consultazioni più attese. La tattica dell’ex rottamatore irrita Cinquestelle e Nazareno: "Matteo vuole destabilizzare"

di Ettore Maria Colombo

Salirà la delegazione del Pd (i due capigruppo di Camera e Senato, Delrio e Marcucci, insieme al segretario del partito, Nicola Zingaretti), oggi pomeriggio, al Colle, alle 18.30, e farà al Capo dello Stato un nome solo, almeno oggi: Conte. Poi, certo ove mai, Dio non voglia, Conte dovesse fallire nell’impresa, la Direzione del Pd – che ieri ha votato la relazione del segretario approvandola all’unanimità – si aggiornerà e forse prenderà in considerazione altri nomi.

La delegazione dem salirà poco dopo quella di Italia Viva, il cui appuntamento al Quirinale è fissato per le 17:30. La guiderà, è ovvio, il senatore Matteo Renzi (Zingaretti, invece, non è parlamentare), accompagnato dai capigruppo di Iv a Camera (Boschi) e Senato (Faraone), più la ex ministra Bellanova. Renzi, a differenza del Pd, però, dirà che per Italia Viva sul piatto c’è il nome di Conte – nel caso nasca un Conte-ter che veda il rientro a pieno titolo del suo partito in maggioranza – ma aggiungerà anche che "Iv non mette veti e non vuole ne vengano messi su altri nomi". L’ex premier però attacca sullo "scandalo della formazione di gruppi improvvisati al Senato, una gestione opaca".

Sul tema dei nomi, la Bellanova ieri ha fatto il nome del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, "ma per bruciarlo", si issano sugli scudi i 5 Stelle. Terrorizzati all’idea di subire il fascino del ’Demonio-Renzi’, in serata la reazione del Movimento è durissima: "Renzi è tornato ad avere lo stesso atteggiamento irresponsabile".

Solo minore nei toni, ma non nella sostanza, la reazione inviperita del Pd rispetto alla Boschi che ha inflitto, nel calderone del toto-nomi, quello di Paolo Gentiloni. "Ma come si permette di tirare in ballo il nostro commissario Ue, uno che Renzi voleva disarcionare da premier?!" era il commento unofficial più gentile che girava ieri sera.

Commenti, però, lato Nazareno e della sua contraerea. Prima parla il ‘pesce pilota’ Michele Bordo (uomo di Zingaretti nei gruppi): "Dopo aver aperto una crisi al buio in piena pandemia, ora Italia Viva prova a destabilizzare i partiti della maggioranza con la Bellanova che candida Di Maio a Palazzo Chigi e la Boschi che propone Gentiloni". Dopo il vicesegretario, Andrea Orlando, anti-renziano in servizio permanente effettivo, ci mette il carico da undici: "È strano che persone avvedute e intelligenti (leggi Renzi, ndr) sostengano che, per superare una fantomatica e assolutamente inventata subalternità a M5s, si possa indicare Di Maio a Palazzo Chigi".

Insomma, una giornata che era iniziata e sarebbe dovuta svolgersi, almeno nelle intenzioni dei pontieri di entrambi i partiti, all’insegna del disgelo, è finita, ancora una volta, a piatti tirati in faccia. E così dal minuetto di un Pd che "non metteva veti" sul ritorno di Iv in maggioranza e di una Iv che "non metteva veti" al Conte-ter si è passati allo scontro, quello già andato in onda.

Oggi, però, si parrà la nobilitate di entrambi i gruppi e partiti. Renzi – nervoso perché teme che l’operazione responsabili cresca nei numeri e apra la strada davvero al Conte ter – e Zingaretti – nervoso perché molte aree diverse dalla sua (Franceschini, Guerini, Orfini, parlamentari singoli) lo spingono pesantemente a mollare Conte al suo destino e cambiare cavallo – al Colle dovranno usare parole chiare e non biforcute, ma dallo spirito evangelico: "Sì-sì, no-no".