Il Pd è un quiz per gli iscritti Siamo di sinistra o di centro?

Il partito chiede lumi con un questionario. "Difendere l’Europa o il lavoro?"

di Ettore Maria Colombo

Mentre i candidati al congresso dem si accapigliano sulla data in cui tenerlo (verrà rinviato al 26 febbraio, slittando di una settimana) e sulla modalità con cui farlo (Schlein preme per introdurre anche quella on-line, oltre ai gazebo, ma gli altri candidati hanno risposto picche), la base dem preferisce rispondere a domande esistenziali, filosofiche, della serie “chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?“. Infatti, sono stati ben 18.127 i documenti compilati e inviati al Nazareno da parte dei circoli del Pd sui territori. Questo il dato finale della consultazione, che si è conclusa ieri, attraverso la cosiddetta “Bussola“, voluta dal segretario Letta.

Si tratta di una serie di questionari, con una prima parte a risposta multipla e una seconda a risposta aperta, che sono stati compilati sia a livello individuale che di circolo da parte degli iscritti. Uno sforzo, oggettivamente, non comune, visti i tempi, i sondaggi (in continuo calo, per i dem) e il rischio flop di partecipazione alle primarie. Il questionario è stato elaborato con l’apporto della Fondazione Ebert della Spd e sarà poi lavorato da Ipsos per confluire nella discussione del nuovo Manifesto dei Valori che il comitato degli 85 saggi sta preparando (sarà votato in Assemblea). Nulla ancora si sa delle risposte, ma a leggere le domande l’asse ruota intorno al dilemma atavico: il Pd deve sacrificare un’identità più di sinistra per essere un partito affidabile e di governo o può assumere un’identità più moderata per diventarlo? Per dire, alla domanda sulla “missione“ del nuovo Pd, le risposte variano tra "promuovere il ruolo dell’Italia all’interno della Ue" o "difendere le conquiste dei lavoratori nel corso della storia" o "difendere le conquiste nel campo dei diritti civili" o "promuovere la crescita economica e l’innovazione". Stessa cosa per la domanda "quali dovrebbero essere le battaglie principali dei prossimi anni?". Si spazia da "sicurezza e ordine" a "lotta al cambiamento climatico", "combattere per una società più inclusiva", "sostegno alla natalità".

Ovviamente, oltre ai “perché“ filosofici ci sono domande di metodo, su strumenti e procedure: modalità di elezione del segretario, doppia leadership uomo-donna, finanziamento, ruolo del partito, credibilità, correnti ecc. Infine, ovviamente, ci sono i contenuti. Per le priorità del nuovo Pd bisogna barrare (fino a 5 le risposte su 11 opzioni) tra lotta alla precarietà, diritti civili, salario minimo, transizione ecologica ma anche trasporti, lotta alla criminalità ecc. Insomma, un vero guazzabuglio da scibile umano che però fa dire al Nazareno "il Pd c’è e discute" (vero).

Resta che, in vista della Direzione di domani, l’accordo tra i 4 candidati sullo slittamento delle primarie al 26 febbraio è cosa fatta. I regionali di Lazio e Lombardia sono andati in pressing asfissiante per ottenerlo e l’hanno spuntata: in pratica, non ce la fanno a organizzare, insieme, campagna elettorale e primarie. Invece, sul voto on-line, alla richiesta della Schlein di consentirlo, gli altri candidati (Bonaccini in testa) hanno risposto picche. Si voterà solo nei gazebo.