Mercoledì 24 Aprile 2024

"Il Pd di Enrico? Federalista e anti-correnti"

Il politologo Pasquino: "Ecco in quale direzione si muoverà il segretario. La cosa peggiore? Che gli impongano una donna come vice"

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di Antonella Coppari

Ritiene che salvare il Pd sia una missione inutile più che impossibile. "Fosse per me, lo lascerei andare". Non le manda a dire Gianfranco Pasquino, professore di scienza politica, scrittore prolifico (Libertà inutile. Profilo ideologico dell’Italia repubblicana, l’ultima fatica) nonché una delle teste pensanti della sinistra. Verdetti tranchant a parte, qualche consiglio al prossimo segretario lo dispensa.

Qual è il primo passo che dovrebbe fare Enrico Letta?

"Deve porre in assemblea condizioni durissime. Dire cioè: le correnti sono morte, le decisioni non le prenderò più con Franceschini, Orlando, Guerini ma con la mia segreteria".

A parte le bastonate alle correnti, quale Pd dovrebbe varare il neo segretario?

"Spero che lui lo illustri presto. Il mio consiglio è di fare un partito federalista, che tagli le gambe non solo ai capi corrente ma pure alle donne che si aggrappano a loro. La cosa peggiore che riesco ad immaginare è che gli impongano una donna vicesegretario. Non perché non ci possa essere, ma perché non deve essere calata dall’alto".

Le primarie vanno tenute?

"Sì. Sono una componente del Pd. Vanno regolamentate con chiarezza".

Il nuovo segretario non deve concentrarsi anche sulla linea politica e sulle alleanze?

"Letta deve organizzare il partito: se fa questa sovrapposizione subito, significa che non gli importa granché del Pd, dunque al suo posto avrebbero potuto prendere chiunque. Si sceglie come segretario non colui che deve contrattare con le altre forze politiche ma un leader che deve salvare il partito".

Servono alleati per vincere le elezioni.

"C’è un’ex alleanza di governo e da lì si parte. Per le amministrative, mi aspetto che Letta ascolti i vari segretari locali del Pd e poi decida: non si può imporre un altro Cofferati a Bologna".

L’ex alleanza di governo può dialogare solo con il centro ma non si vedono tentativi in quella direzione.

"Per il Pd il punto non è spostarsi al centro ma essere in grado di conquistare il centro. Come? con una politica credibile, che rispetta gli impegni e offre uguali opportunità a tutti".

Non è un po’ bizzarro che un leader fondamentalmente centrista come Letta debba gestire una linea che guarda a sinistra?

"Letta è sufficientemente colto e attento da sapere che deve ritagliare uno spazio per il Pd".

I partiti di destra sembrano sostenere Draghi con maggiore convinzione di quelli della ex maggioranza. Letta può riequilibrare questa posizione?

"Draghi non è un uomo di destra: casomai il centrista è lui. Il governo pare spostato a destra perché ci sono FI e Lega".

Cosa doveva fare il Pd?

"Non accettare il governo".

E dopo averlo accettato?

"Far valere la sua agenda".

Torniamo al Pd: cosa si aspetta il partito da Letta segretario?

"Che si rassegni a restare prigioniero delle correnti, come è successo a Zingaretti. Solo che lui aveva il 60% della maggioranza: Letta non ha nessuno dietro".

Secondo lei rischia grosso?

"Temo di sì".