Mercoledì 24 Aprile 2024

Il Pd corre: insieme ai 5 Stelle dal primo turno

L’ex ministro Boccia: accordi subito a Napoli e Bologna. Letta punta invece all’unità nei ballottaggi. Ma le primarie complicano i piani

Migration

di Ettore Maria Colombo

"Crediamo nell’alleanza con i 5 Stelle" dice Enrico Letta. I 5 Stelle, a dirla tutta, sembrano crederci un po’ meno, ma il pane si fa con la farina che c’è. Certo è che Letta e Conte fanno fatica a ‘stringere i bulloni’ dell’alleanza e così ecco il ‘contr’ordine, compagni’: dall’alleanza organica al primo turno, ora proprio Enrico Letta auspica che Pd e M5s "possano andare apparentati ai ballottaggi". Uniti, ma al secondo turno. La legge elettorale per i sindaci lo prevede, il ballottaggio, ma è solo eventuale e l’apparentamento va formalizzato. Francesco Boccia, responsabile Enti locali del Pd, però, ieri si era buttato avanti. Al Foglio, infatti, spiegava che "Pd e M5s troveranno un’intesa in ogni città. A Napoli e Bologna già al primo turno".

Ma le cose non stanno proprio così. A Torino, per dire, sia la sindaca uscente, Chiara Appendino, che la dominus pentastellata locale, la viceministra del Mef Laura Castelli, non solo rifiutano ogni intesa con i dem, ma per ora negano anche che, in un eventuale ballottaggio, cui realisticamente può arrivare solo il candidato del Pd, Stefano Lorusso (sicuro vincitore delle primarie), contro il centrodestra, il M5s ci starà. A Milano è il sindaco uscente, Beppe Sala, a non volere l’appoggio dei grillini che andranno soli. A Bologna, come una mina, sono esplose le primarie. L’auto-candidatura del sindaco di San Lazzaro, Isabella Conti, ha impedito a Matteo Lepore, ‘campione’ del sindaco uscente, Virginio Merola, di correre indisturbato verso il traguardo finale. Il M5s, con Max Bugani, gran consigliori della sindaca di Roma Virginia Raggi, grillino della prima ora e referente cittadino dei pentastellati, ha detto chiaramente che, se vince la Conti – il cui peccato originario è solo di essere una ‘renziana’, al di là dei meriti – i 5 Stelle correranno da soli, mentre se vince Lepore si può parlare di un’alleanza. Insomma, il M5s sotto le due Torri ha scelto il menu à la carte.

Roma, come si sa, è in pieno caos. La sindaca Raggi si ricandida ed è già in campagna elettorale, a dispetto di molti 5 Stelle, tipo Roberta Lombardi, entrata nella giunta regionale con il Pd. Il Pd terrà le primarie – come pure farà a Torino e a Bologna – il 20 giugno, ma per mesi si è baloccato nell’attesa che Nicola Zingaretti sciogliesse i suoi dubbi e si gettasse nella mischia, come gli chiedeva Letta. Ormai, però, è tardi e Zingaretti resterà dov’è, in Regione. L’ex ministro Roberto Gualtieri – main sponsor Goffredo Bettini – è pronto, ma tra la Raggi, Calenda e il nome che, prima o poi, il centrodestra formalizzerà (in pole è Bertolaso) rischia di non arrivare neppure al ballottaggio. Il che sarebbe un bel disastro, per il Pd e per Letta.

Certo, c’è Napoli. En attendant Godot, e cioè che il presidente della Camera Roberto Fico sciolga dubbi e riserve sulla sua candidatura, è pronto l’ex ministro Gaetano Manfredi e, soprattutto, la certezza che Pd e M5s marceranno uniti dal primo turno. Boccia cita Varese come esempio di fulgida unità Pd-M5s, ma sembra un po’ poco.