Venerdì 19 Aprile 2024

Il Pd col premier: l’Italia pagherà lo strappo

Al Nazareno giudicano incomprensibile la decisione di Renzi. Il segretario Zingaretti: "C’è un Paese da ricostruire, avanti con Conte"

"La scelta di Iv è una scelta fatta contro l’Italia", Nicola Zingaretti dixit. "Un grave errore le cui conseguenze pagheremo tutti", Andrea Orlando dixit. Gli altri via così. Oggi si riuniranno ufficio politico, gruppi, organismi vari, ma la domanda resta: "E ora, che fare?". Continuare a sostenere Conte, legandosi mani e piedi al suo destino? Il che vuol dire seguirlo nella strada della ’conta in Aula’, della ricerca dei Responsabili, della resistenza a oltranza. Compresa la rapida sostituzione in corsa delle due ministre dimissionarie renziane via interim, continuando a governare e a sfornare provvedimenti come se nulla fosse successo. E, alla fine, se sarà il caso, seguire il premier anche sulla strada della ‘bella morte’: il governo cade in Aula, il Pd si dichiara "indisponibile", come i 5Stelle, a formare un altro governo, chiunque lo guidi e qualsiasi colore politico abbia, a Mattarella non resta che la strada dello scioglimento delle Camere e delle urne anticipate, probabilmente a maggio. Urne, da tenersi con il cappio del Rosatellum, cui il Pd che hanno in mente il segretario Zingaretti, il suo vicesegretario ’di sinistra’ Orlando e il ‘consigliori’ del Nazareno, come di palazzo Chigi, Goffredo Bettini, si presenterebbe in alleanza organica con i 5Stelle e con una lista Conte, non prima di aver cannibalizzato, ingoiandola, LeU e altri pezzi. Non prima, ovviamente, di aver spazzato via quel che resta dei renziani rimasti nel Pd (i vari Marcucci, etc.) e aver messo la croce del ‘vade retro Satana’ su Iv, cacciandola da tutte le alleanze, sia nazionali che locali, e poi cancellarla.

Un altro pezzo del Pd, invece, quello che fa capo a due aree storicamente non di derivazione e filiazione ‘comunista’ (cioè della filiera Pci-Pds-Ds), ma di germinazione ex PPI ed ex Margherita, quella che fa capo a Dario Franceschini (Area dem) e quella che fa capo a Lorenzo Guerini e pure a Luca Lotti (gli ex renziani oggi dentro Base riformista) hanno posizioni più sfumate. Franceschini, è vero, ha garantito a Conte il suo appoggio e gli ha detto, in buona sostanza, "se pensi di avere i numeri per vincere la conta in Senato vacci e falla, sfida Renzi, noi ti sosterremo leali". Con toni più sfumati, anche Base riformista ha garantito il suo ‘leale’ appoggio a Conte. Ma non è un mistero per nessuno che, se Conte dovesse fallire la sfida, o se nelle consultazioni il suo nome venisse bruciato, ecco che il nome di Franceschini come capo di un governo che, sulla base della stessa maggioranza attuale, forse con vari innesti, potrebbe tentare la carta di rimettere insieme i cocci andati in pezzi ieri potrebbe diventare una tentazione irresistibile. Più lontana, e difficile, invece, l’ipotesi di un governo Guerini. Infine, ci sarebbero altri piccoli pezzi di Pd come i Giovani Turchi (area Orfini) e altri ancora che vorrebbero la riforma elettorale in senso proporzionale e che sarebbero pronti, come gran parte dei gruppi parlamentari dem (tutti, non va dimenticato, di nomina renziana) a votare qualsiasi governo pur di scavallare questo difficile tornante e arrivare al 2023. Infine, però c’è anche chi, con antica saggezza, fa notare: "Il Pd è un partito formalmente guidato da Nicola Zingaretti, ma informalmente diretto da Sergio Mattarella. Nel senso – spiega un deputato dem assai vicino al Colle – che se il Quirinale vuole una cosa e spinge per una soluzione, il Pd si comporterà di conseguenza e viceversa".

Ettore Maria Colombo