Il pasticcio delle salme Il governo le trasferisce, anzi no I parenti: non si gioca coi morti

Giornata di tensione a Cutro dopo la decisione di inviare le bare al cimitero islamico di Bologna. L’ira delle famiglie: "Fateceli riportare in Afghanistan". Accordo in extremis: partiranno solo in 14

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di Giovanni Rossi

Giorgia Meloni oggi atterra in Calabria a dieci giorni dal naufragio di Cutro e per poco non trova stesi sull’asfalto i familiari dei 72 annegati. La rivolta spontanea per impedire il trasferimento "non concordato" delle bare trasforma la strada davanti al palasport di Crotone in un sit-in che rinnova il dolore. C’é chi prega. Chi si abbraccia. Chi sventola un pezzo di carta: "Il governo italiano gioca con i morti", scrive una donna afghana che ha perso figlia e genero e arriva dalla Germania. L’azione di protesta matura quando la prefettura comunica che il Viminale intende spostare i feretri a Bologna, nel cimitero musulmano. La reazione è immediata. C’è chi si stende davanti ai carri funebri e chi in strada.

Le immagini della protesta arrivano a Palazzo Chigi e in Parlamento. "Chiedo al governo che si attivi perché questo scempio venga bloccato, che non si proceda in questo modo almeno per garantire un po’ di dignità nella relazione con i sopravvissuti e i familiari di questa ennesima strage", prende la parola alla Camera Nicola Fratoianni (Avs), mentre a Crotone i manifestanti rivendicano "giustizia e verità" e con in mano le foto dei propri cari contestano l’improvvisa fretta del governo. Perché se è inevitabile che il palazzo dello sport – che non è un obitorio – sia restituito alla sua comunità, è ancor più necessario che, dopo la visita del presidente Mattarella e nelle ore in cui il Consiglio dei ministri scende a Cutro, ogni opzione sia proposta con delicatezza ed empatia.

"Le salme vanno consegnate ai loro cari e portate dove vogliono loro, invece vogliono portarle a Bologna per una sepoltura al cimitero islamico, ma i familiari no", spiega un curdo, sottolineando che "il presidente Mattarella aveva promesso che avrebbe fatto di tutto per dare una degna sepoltura a queste persone". Sono tanti i problemi. Di tipo familiare, religioso, burocratico, economico. Tutti da valutare con attenzione. Invece si diffonde persino la voce che dovranno essere le famiglie a farsi carico di tutte le spese.

Insomma, un pasticcio assoluto. La mediazione della prefetta di Crotone Maria Carolina Ippolito, il dialogo coi familiari dell’associazione ’Mobilitazione generale’ rappresentata dall’avvocato Francesca Pesce e l’interlocuzione con il Viminale alla fine assicurano la svolta. Quattordici salme partono subito per Bologna e altre dieci saranno trasferite oggi, seguite dai familiari sui pullman messi a disposizione della Protezione civile. Le bare destinate all’Afghanistan (o ad altri Paesi asiatici) resteranno invece a Crotone fino a che non saranno superati i problemi burocratici. E il governo, insieme alla Regione Calabria, sosterrà i costi per il rimpatrio delle vittime e dei familiari.

È il sindaco di Crotone Vincenzo Voce a placare la protesta, mentre a Bologna il collega Matteo Lepore precisa le condizioni di "ogni trasferimento": "Dovrà avvenire solo con il pieno consenso delle famiglie e nel rispetto della dignità di superstiti, congiunti e familiari". Intanto, dopo l’arresto in Austria, sono già scattate le procedure di estradizione del 28enne turco Gun Ufuk, uno degli scafisti ricercati. Un altro è stato riconosciuto tra i deceduti.