Il passato che non passa: "Siete comunisti" e "tu fascista". Ma i voti non si spostano

Botta e risposta tra Bonelli e Calenda, che si attaccano usando parole d’ordine del Novecento. Perplessi i politologi: i partiti hanno una cultura politica povera, così non si mobilitano gli elettori

Il bacio di Calenda a Letta

Il bacio di Calenda a Letta

"Fascista". "Comunista". Non c’è che dire, questa campagna elettorale non comincia all’insegna del presente... (Calenda attacca Letta che fa "patti coi comunisti", il verde Bonelli gli replica dandogli del "fascista") "Su questi temi il travaso è nullo. Come in generale il travaso di voti è nullo a livello elettorale. Si calcola che il passaggio da destra e sinistra e viceversa non superi l’1.6 per cento", dice Piero Ignazi, docente di politica comparata all’Università di Bologna: "Al Pd mancano slogan mobilitanti".

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Per Marco Valbruzzi, professore di scienza della politica a Napoli, il discorso è un po’ diverso: "La ’partigianeria negativa’, cioè attaccare l’avversario ideologicamente, funziona in quella parte di elettorato già ’fidelizzato’ oppure che, da sinistra, non si reca alle urne da tempo. Un’operazione di recupero, insomma. L’antifascismo sì che mobilita. Poi, certo, Letta deve andare oltre l’usato sicuro’ del centrodestra". E proprio sull’usato sicuro dice la sua Antonio Noto, direttore di Noto Sondaggi: "Solo il 10 per cento degli italiani è ideologizzato, il restante 90 guarda ai programmi. E se il centrodestra ripropone slogan vecchi (il disco vecchio della flat tax e degli immigrati), il centrosinistra dovrebbe incorniciare il suo pensiero: non il ritorno del fascismo, ma il timore della vittoria sovranista in Europa".

Ma perché si insiste su argomenti che in molti considerano retaggio del passato? Ancora Noto: "Diciamo la verità: la cultura politica di quel che resta dei partiti è piuttosto bassina: anzi, la povertà di idee è sotto gli occhi di tutti. La via d’uscita è parlare di concreti affanni nella società contemporanea". E qui entra in scena chi il passato, lo scontro ideologico lo ha vissuto in prima linea. Gavino Angius, già dirigente di primissimo piano di Pci, Pds, Ds che aderì assai criticamente al Pd salvo uscirne presto. Parole amare, le sue: "Sognano un futuro, ma anche un passato. La conseguenza è che non conoscono il presente. Cioè il reale. La tragedia è che qualcuno di questi dovrà governare. O gli uni o gli altri anche se sembrano uguali".

Insomma, dietro le chiacchiere il silenzio. Meglio: il deserto: "Quello che fa paura – dice ancora Valbruzzi – non è la fiamma sul simbolo di Fratelli d’Italia della Meloni. ma il programma che il partito esprime. Gli elettori vogliono essere mobilitati per le posizioni della Meloni su Europa, diritti, migranti. Non se un militante di destra porta la camicia nera. Programmi, non estetica, diciamo. Cambia la Costituzione con il centrodestra? Su questo tema la sinistra dovrebbe farsi un esame di coscienza...".

Poi, Ignazi sottolinea "il vero tema": "Macché fascismo e comunismo. Qui si tratta di capire, per cercare di prevedere chi vincerà il 25 settembre, che fine faranno i voti dei Cinquestelle specie nel Mezzogiorno...", tesi ripresa da tutti i nostri ospiti.

Impietosa Anna Tonelli (docente di storia contemporanea a Urbino): "L’utilizzo della banalizzazione della contrapposizione fascistacomunista avviene per due motivi: 1) una comunicazione politica basica, perfino troppo elementare, sulla creazione dell’avversario. Tecnica già utilizzata nel passato con il duello fra opposti manicheismi nella guerra fredda, ma in questo caso con una facilità che poggia sulla superficialità dei social che usano la politica come tifoseria da stadio; 2) bollare rispettivamente gli uni come fascisti e gli altri come comunisti vuol dire anche non trovare argomenti e temi di divisione più solidi, usando categorie delle quali non si conosce peraltro nemmeno il significato storico". Ma c’è un certo gusto Novecento, no? Ancora Tonelli: "Sì, sia il fascismo che il comunismo, esperienze ovviamente molto diverse, appartengono al Novecento, in condizioni irripetibili per il nostro presente. Certo, alcuni valori che hanno ispirato quelle esperienze possono essere invocati a sproposito. Ma non è utilizzando quelle etichette che appartengono alla storia e hanno significati precisi, che si può leggere e interpretare l’oggi".