Ucraina, il Papa sceglie l’equidistanza: "Tutti colpevoli, se serve vado"

Il Pontefice a Malta lascia aperta la porta a una mediazione. "Sto lavorando a un incontro con Kirill"

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di Nina Fabrizio

Salito a bordo dell’aereo di ritorno ancora una volta con l’elevatore, dopo due giorni in cui ha vistosamente claudicato per tutto l’itinerario del viaggio apostolico a Malta ("la mia salute fa un po’ i capricci"), Francesco davanti ai giornalisti sfoga finalmente tutta la sua amarezza per la guerra in Ucraina: "Non impariamo! Che il Signore abbia pietà di noi, di tutti noi, tutti siamo colpevoli!" dice quasi ad additare per ciascuna delle parti in causa un pezzo di responsabilità.

Conferma la sua intenzione di incontrare il patriarca ortodosso Kirill, amico di Putin, ma anche di andare a Kiev e informato sull’orrendo massacro di Bucha, afferma: "Sempre la guerra è una crudeltà, una cosa inumana, sacrilega, che va contro lo spirito umano. È lo spirito di Caino, lo spirito “cainista”… Io sono disposto a fare tutto quello che si debba fare, e la Santa Sede, soprattutto la parte diplomatica, il cardinale Parolin e monsignor Gallagher, stanno facendo di tutto. Fra le possibilità c’è il viaggio".

"Ci sono due viaggi possibili – specifica quindi -: uno me lo ha chiesto il presidente della Polonia di inviare il cardinale Krajewski a visitare gli ucraini che sono stati ricevuti in Polonia; lui è andato già due volte, ha portato due ambulanze ed è rimasto lì con loro ma lo farà un’altra volta; l’altro viaggio che qualcuno mi ha domandato, io lo dissi con sincerità che avevo in mente di andarci, che la mia disponibilità sempre c’è, non c’è il no ma non so se si potrà fare, se è conveniente farlo e se farlo sarebbe per il meglio o se conviene, è nell’aria tutto questo". Francesco parla senza filtri: "Da tempo si era pensato anche ad un incontro con il patriarca Kirill, si sta lavorando a questo, si sta lavorando e si sta pensando al Medio Oriente per farlo".

Ma che cosa direbbe al presidente Putin se potesse parlargli? "Le cose che ho detto alle autorità di ogni parte sono pubbliche. Nessuna delle cose che ho detto è riservata per me. Il presidente della Russia l’ho sentito alla fine dell’anno quando mi ha chiamato per farmi gli auguri. Il presidente dell’Ucraina l’ho sentito due volte".

"I messaggi che ho dato a tutte le autorità sono quelli che ho fatto pubblicamente – insiste -. Non faccio doppio linguaggio. Credo che nella domanda c’è anche un dubbio su guerre giuste e ingiuste. Ogni guerra nasce da un’ingiustizia, sempre. Perché c’è lo schema di guerra. Non c’è lo schema di pace. Per esempio fare investimenti per comprare le armi. Dicono: ma ne abbiamo bisogno per difenderci. Questo è lo schema di guerra".

Francesco la vede così: "Quando è finita la Seconda Guerra Mondiale tutti hanno respirato il “mai la guerra” e la pace. Settanta anni dopo abbiamo dimenticato tutto questo. Ci sono stati dei grandi come Ghandi che hanno scommesso sullo schema della pace. Ma noi siamo testardi come umanità. Siamo innamorati delle guerre".