Mercoledì 24 Aprile 2024

Il Papa ora mette in dubbio la proprietà privata

Francesco: "È un diritto secondario e non intoccabile. Va subordinato alla sua funzione sociale per combattere la disuguaglianza"

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di Nina Fabrizio

"Occorre costruire una nuova giustizia sociale partendo dal presupposto che la tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto e intoccabile il diritto alla proprietà privata" e ne ha sempre invece sottolineato "la funzione sociale". Sono destinate a far discutere le parole di papa Francesco in un videomessaggio in occasione della Conferenza internazionale dei giudici membri dei Comitati per i diritti sociali di America e Africa diffuso ieri sera dalla sala stampa vaticana. "Il diritto di proprietà è un diritto naturale secondario derivato dal diritto che hanno tutti, nato dal destino universale dei beni creati".

Sono concetti, in parte contenuti anche nella recente enciclica Fratelli tutti, firmata ad Assisi nella celebrazione di San Francesco in piena pandemia e che vengono divulgati mentre oggi esce anche il suo libro, Torniamo a sognare, scritto assieme all’inglese Austen Ivereigh in cui Bergoglio propone come road map per la ripartenza dopo la crisi da Covid 19, le tre T dei movimenti popolari: Tierra, Techo (casa), Trabajo (lavoro). "Non c’è giustizia sociale che possa essere fondata sulla disuguaglianza, che implichi la concentrazione della ricchezza". Ha detto nel messaggio ai giudici, aggiungendo: "Ci siamo abituati a passare, a ignorare situazioni finché non ci colpiscono direttamente. L’impegno incondizionato si fa invece carico del dolore dell’altro senza scivolare in una cultura dell’indifferenza. Nel vangelo quello che Dio ci chiede è di essere il popolo di Dio, non l’élite di Dio".

A molti osservatori non è sfuggito come proprio papa Francesco abbia nei giorni scorsi ordinato al suo nuovo comitato di controllo delle finanze di uscire dal fondo inglese Centurion che ha gestito le somme che fin dai tempi di Pio XII venivano investite in proprietà immobiliari a Londra e più in generale nel Regno Unito. D’altronde è proprio dai tempi di Pio XII che quando i Papi toccano il tema della proprietà privata si scatenano polemiche e brontolii. La proprietà privata è stata affrontata nella prospettiva di San Tommaso da Pacelli, da Giovanni XXIII, da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI. Ma ad esempio, nel caso dell’Italia, è stata sempre declinata dai vescovi a contatto con il territorio nel senso di un diritto tutelato dalla Chiesa, come a dire che il richiamo dei Pontefici era da intendersi nel senso che una volta soddisfatte le esigenze primarie si dovrebbe condividere con gli altri i proventi derivanti dal possesso.

Adesso, forse, i vescovi e il clero dovranno dire ai loro fedeli alle prese con l’emergenza Covid che se hanno un bene di proprietà privata come magari la prima casa, questo non è ben visto dal Pontefice i cui collaboratori amministrano il più grande patrimonio immobiliare almeno della storia italiana. Qualcuno a Santa Marta – la residenza dove Francesco vive in Vaticano monitorata costantemente da una pattuglia di guardia dell’Esercito italiano oltre che dalla Gendarmeria vaticana all’interno, dove chiaramente non si può entrare se non dietro permesso o motivazione rilasciato dai gendarmi o dalle Guardie svizzere – sta già sommessamente facendo pervenire le proteste di tanti fedeli. Anche di quelli che nel tempo, in questi sette anni di pontificato, sono andati a riempire tante sue udienze.