Il Papa mi scusi ma ho il diritto di lamentarmi

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Massimo

Donelli

n questo tempo difficile, anziché lamentarci di quello che la pandemia ci impedisce di fare, facciamo qualcosa per chi ha di meno: non l’ennesimo regalo per noi e per i nostri amici, ma per un bisognoso a cui nessuno pensa". Santità, mi perdoni, ma dissento da queste parole che ha pronunciato ieri affacciandosi su Piazza San Pietro. E, scusi se oso, dissento tre volte.

Rivendico, infatti, il diritto di lamentarmi, anzi mugugnare, come diciamo a Genova. Perché ho un nipote di 17 mesi che non posso abbracciare e baciare: sono costretto a giocare con lui indossando sempre la mascherina, negandogli i miei sorrisi. Perché, con l’alternanza dei lockdown tra i Paesi, non vedo mia figlia maggiore (vive in Francia) da agosto 2020 e non vedo la più piccola (vive in Inghilterra) da dicembre 2019: vorrei andare a Londra per festeggiare la nascita della nipotina, prevista a fine gennaio, ma le frontiere sono sbarrate e chissà se le riapriranno in tempo. Perché, infine, non potrò condividere il Natale con mio fratello e i suoi tre figli.

Dissento una seconda volta, Santità, perché, confesso, mi piace fare e ricevere regali. E in questo momento storico sento il dovere di contribuire al commercio, in ginocchio da mesi.

Eppoi, Santità, dissento una terza volta: mugugno e regali, infatti, non ostacolano la carità. Glielo dico da Milano, anzi da Milan cunt el coeur in man. E le auguro buon Natale!