Martedì 23 Aprile 2024

Il Papa in bilico tra giustizia e misericordia

Lucetta

Scaraffia

Papa Francesco, nell’omelia che ha tenuto la domenica delle Palme, aveva invitato i fedeli a vivere la settimana santa all’insegna dello stupore. Diceva sul serio: giovedì santo ha stupito tutti disertando la messa prevista a San Pietro per fare visita al cardinale Becciu e dire messa nella cappellina privata della sua casa. A molti osservatori e a molti cattolici è sembrata una riparazione, un atto di amicizia che serviva a risarcire il cardinale dalle accuse che a tanti sembravano ingiuste. In questi sei mesi infatti rivelazioni giornalistiche, una dichiarazione delle autorità australiane e una sentenza britannica hanno smantellato gran parte delle accuse contro di lui, e per questo molti si aspettavano che il Papa avrebbe dato qualche segnale di riabilitazione. La visita imprevista è stata una sorpresa affettuosa, e ha chiarito a tutti che la situazione era cambiata. Ma voci giudicate autorevoli hanno negato si tratti di riabilitazione, e sostenuto che si tratti solo di perdono, voci alle quali non vogliamo credere. Non mi sembra possibile infatti che Francesco abbia voluto compiere un gesto di misericordia così rasserenante senza pensare anche alla necessità di ristabilire la giustizia. Può esistere infatti perdono vero senza giustizia? La risposta non può che essere negativa, perché altrimenti la misericordia apparirebbe un gesto finalizzato solo a migliorare l’immagine di chi la pratica, a metterlo in una luce positiva. Mentre colui che viene perdonato, se resta senza giustizia, riceve solo una umiliazione immeritata.

Non possiamo pensare che proprio durante la messa in coena Domini – che ricorda l’istituzione dell’eucaristia ed è considerata la festa del sacerdozio – una simile umiliazione sia stata inflitta a Becciu. In questo caso, al posto dello stupore, subentrerebbe un senso di doloroso sbigottimento.