Giovedì 25 Aprile 2024

Il pallone all’oratorio più forte dei divieti. Quando in parrocchia crescono i campioni

Palermo, i condomini erano riusciti a bloccare le partitelle: troppo rumore. Ma il Tribunale le ha ripristinate: "Hanno valore sociale"

Migration

La vicenda: Una mobilitazione contro l’ordinanza. Dopo il divieto a giochi e rumori i frati fecero ricorso per paura degli effetti su altre parrocchie.

1 - L’ordinanza 

Nel dicembre del 2019 un’ordinanza accolse il ricorso di alcuni condomini e vietò ogni attività rumorosa, dal calcio alla pallacanestro, nell’oratorio della parrocchia palermitana di Santa Teresa del Bambin Gesù. 

2  - Il ricorso

I Fratelli missionari della misericordia che gestivano l’oratorio fecero ricorso, provocando una mobilitazione nazionale del mondo parrocchiale, nel timore che l’ordinanza si trasformasse in un insidioso precendente per le attività sportivo-educative.

3  -  La revoca

Il 17 febbraio scorso il Tribunale civile ha imposto dei limiti stringenti, soprattutto orari, all’attività dell’oratorio, allentando però la portata della precendente ordinanza, riconoscendo il valore sociale del gioco. Soddisfatto don Cosimo Scordato.

Roma, 25 febbraio 2021 - Una sentenza del tribunale civile di Palermo ha "riammesso" il pallone nella parrocchia di Santa Teresa del Bambin Gesù. Una precedente ordinanza, accogliendo il ricorso di alcuni residenti, aveva vietato di fatto ogni attività sportiva. Chi non è mai stato a giocare a calcio in oratorio, scagli la prima pietra, o meglio tiri la prima pallonata.

Abbia il pudore di stare zitto chi insinua di non provare un brivido di nostalgia (dolce e per nulla canaglia) ogni volta che ascolta il Celentano di "Azzurro": "Sembra quand’ero all’oratorio con tanto sole tanti anni fa quelle domeniche da solo in un cortile a passeggiar"). Campi di calcio polverosi, erba più rara di un quadrifoglio, palloni pesanti come zucche, porte traballanti e sprovviste di reti. Battaglie furiose prima che la voce stentorea del prete richiamasse i contendenti per la scuoletta di dottrina. Oratori fucine di campioni dell’arte pedatoria.

"Ho cominciato – rievocava Gianni Rivera – a giocare all’oratorio salesiano di Alessandria. Prima di Nereo Rocco, ho avuto tre padri calcistici, don Piero, don Filippini e don Cerchia".

Un suo quasi coetaneo fa lo stesso a Torino, in un altro oratorio dei Salesiani, la Crocetta. È proprio sotto casa e Sandro ci passa le ore, fino a quando papà Valentino non si presenta a prelevarlo. Un sogno che si infrange sulla collina di Superga, un giorno di maggio del 1949, con lo schianto dell’aereo che porta il Grande Torino.

Sandro Mazzola, la mamma, il fratellino Ferruccio vanno ad abitare prima a Cassano d’Adda, poi a Milano, al Ticinese. La passione per il calcio non si cancella. Per Sandro c’è un altro oratorio dove sfogarla, quello di San Lorenzo. Qualcuno lo nota. Si chiama Benito Lorenzi, detto "Veleno" per la grinta che mette in campo, dove è una colonna dell’Inter. E’ un uomo generoso e non dimentica che è stato Valentino a farlo esordire in Nazionale. S’interessa ai suoi ragazzi, li porta spesso a San Siro.

Sandro Mazzola ha quattordici anni quando indossa per la prima volta la maglia nerazzurra. Prima degli epici scontri della sua Inter contro il Milan e prima che Brera lo ribattezzi "Bonimba", il mantovano Roberto Boninsegna respira aria di derby nelle sfide fra la squadra dell’oratorio di Sant’Egidio e gli Aquilotti. Marco Tardelli è un bambino e lo chiamano "fil di ferro" tanto è magro quando scende in campo per le partitelle a sette sul campetto di Santa Caterina e San Francesco, a Pisa. Destinato a difendere i pali di Fiorentina, Inter e della Nazionale, Francesco Toldo parte come attaccante (modello Gigi Riva) con l’Unione Sportiva Maria Ausiliatrice, oratorio di Caselle di Verrazzano (Padova). A Villa Raverio, frazione della brianzola Besana, debutta Demetrio Albertini insieme con il fratello Alessio. Demetrio insiste con il calcio (e ha ragione). Alessio entra in seminario, ma non rinuncerà a convocare il fratello per sfidarlo in quel fazzoletto a un passo dalla parrocchia.

"Sono molto legato agli oratori - ricordava due anni fa Paolo Maldini alla presentazione delle Olimpiadi degli Oratori - perché ho iniziato lì la mia carriera. Quando ho iniziato a giocare nel Milan non si poteva essere iscritti prima dei dieci anni. Quindi dai sei ai dieci anni ho sviluppato le mie caratteristiche nell’oratorio".

Quanta commozione quel giorno di ottobre del 1994 a Travagliato. Doppio addio. Beppe Baresi, a 36 anni, ha chiuso ufficialmente la sua carriera. Franco, più giovane di due anni, rimane in attività con il Milan, ma una settimana prima ha detto basta alla Nazionale. Un "Baresi day", là dove tutto è cominciato: all’oratorio. Terra bresciana, terra di campioni. Lo sa anche don Mario Turla, parroco di Travagliato, che mica si offende se i forestieri non gli chiedono la strada per l’oratorio, ma quella per il campo dei fratelli Baresi.