Sabato 20 Aprile 2024

Il palco perfetto per globalizzare la protesta

Massimo

Donelli

Quanto accaduto ieri, allo Stadio Khalifa di Doha, prima di Iran-Inghilterra, conferma: Sport & TV è la miscela perfetta per spettacolarizzazione politica. Da sempre. Adolf Hitler (1889-1945) ingaggiò Telefunken per celebrare alle Olimpiadi di Berlino (1936) il trionfo della razza ariana; ma l’afroamericano Jesse Owens (1913-1980) vinse quattro medaglie d’oro e lo ridicolizzò. Sempre in Germania e sempre alle Olimpiadi, quelle di Monaco 1972, un commando palestinese di Settembre Nero irruppe nel villaggio degli atleti e annegò i giochi nel sangue: morirono 11 israeliani, 5 terroristi e un poliziotto tedesco. Le Olimpiadi in Messico del 1968 sono entrate nella Storia per i pugni chiusi in guanto nero (grido muto a difesa degli afroamericani) di Tommie Smith, 24 anni, e John Carlos, 23 anni, velocisti USA, mentre, sul podio, ascoltavano l’inno. Poi arrivò l’Italia del tennis, che, il 18 dicembre 1976, in maglietta rossa (ma con la TV in bianco e nero non se ne accorse nessuno; e nessuno ne parlò…), batté a Santiago del Cile i padroni di casa, vinse la Coppa Davis e beffò il dittatore Augusto Pinochet (1915-2006). Indimenticabile la mancata partecipazione degli USA alle Olimpiadi di Mosca 1980 contro l’invasione sovietica dell’Afghanistan. Agli opposti, infine, i calciatori della Turchia, che il 12 ottobre 2019, sconfitta 1-0 l’Albania, fecero il saluto militare in omaggio all’invasione della Siria sotto gli occhi compiaciuti del presidente Recep Tayyip Erdogan, 68 anni; e i giocatori di basket USA che, il 7 gennaio 1921, si inginocchiarono mentre risuonava l’inno per protestare contro l’assalto al Congresso. Oggi che, con emoticon e selfie, si parla soprattutto per immagini, Sport&TV sono – più che mai – il palcoscenico perfetto per svelare al mondo le verità che si vorrebbero nascondere. Ed è – più che mai – il bello della diretta…