
Il ballo tra Claudia Cardinale e Burt Lancaster nel Gattopardo di Luchino Visconti
Lo scalone di ingresso con le sue due rampe simmetriche, un gioiello di architettura, una sala degli Specchi da far invidia persino alla Galleria di Versailles per la finezza delle specchiere in oro zecchino sormontate da un doppio soffitto traforato. E poi gli antichi lampadari di Venezia, i pavimenti che sembrano arazzi, preziose maioliche di Vietri e Caltagirone da centinaia di metri quadrati con anche i famosi gattopardi che ispirarono Luchino Visconti. E ancora, le collezioni di quadri, di raffinati mobili, le antiche porcellane e vetri soffiati, consolle, boiserie, stoffe, sete come quella gialla di Lampasso che riveste il celebre salone del valzer di Claudia Cardinale e Burt Lancaster nel Gattopardo.
Insomma 8mila metri quadrati di pezzi unici, di raffinate soluzioni architettoniche che si sono sovrapposte se non dalla prima metà del ’400, quando ci fu la prima fase di costruzione, da almeno la metà del ‘700 quando Pietro Valguarnera, principe di Gangi, sposò sua nipote, il cui padre era l’erede del palazzo, per riunire titoli e proprietà: due persone che amavano tantissimo l’arte e che vollero il meglio per stupire le corti di tutta Europa. Da allora, nella piazza Croce dei Vespri di Palermo, dove sorge Palazzo Gangi Valguarnera, location di un film che ha fatto la storia del cinema, è stato un cantiere senza fine. Soprattutto da quando i principi Giuseppe e Carine Vanni Calvello Mantegna di Gangi ne hanno raccolto l’eredità. Solo in questi trent’anni la tutela del palazzo è costata una decina di milioni di euro. "La politica ci considera degli idealisti, dei sognatori. E solo perché noi chiediamo di avere strumenti come quelli di cui si è dotata la Francia, Paese che gareggia con l’Italia per la quantità di luoghi artistici unici". Ma in Italia "non c’è alcuno strumento filantropico per i privati". L’Art Bonus non è applicabile per detrarre le spese sostenute per la tutela di un bene che non sia pubblico. "È un errore: si dovrebbe offrire, ai mecenati che lo vogliono, di defiscalizzare gli interventi. In Francia si arriva al 70% del patrimonio investito".
Oltralpe, poi, "esistono anche questi Fondi di Dotazione. Ad esempio l’associazione delle dimore storiche francesi sì è costituita in fondo che raccoglie le somme messe a disposizione dai mecenati e in modo trasparente decide dove impiegarli. È un modo intelligente e trasparente per convogliare gli sforzi che necessariamente devono arrivare da tutti per salvaguardare un patrimonio culturale che è una ricchezza per tutto il Paese. Io non chiedo soldi allo Stato, i mecenati che vorrebbero investire ci sono. Perché ostacolarli?".