Il Paese riparte. E allora perché tanta rabbia?

C'è un brutto clima in Italia in questi giorni. Manifestazioni, assalti, incidenti, manganellate. Si brucia l’effigie di Draghi come fosse quella di un dittatore. La maggior parte delle violenze ha la regia e la manodopera di estremisti di destra, e si discute se chiedere lo scioglimento di Forza Nuova. Ma sarebbe un grave errore pensare che il problema è tutto lì. Ci sono invece una rabbia, un rancore, un’aggressività che non sono di un manipolo di squadristi, ma di una parte del popolo. Ma perché? Come mai proprio adesso che il Paese sta ripartendo? Come mai non c’erano tumulti quando tutto era chiuso e tanta gente era senza stipendio?

Non si protesta perché mancano il pane o la democrazia: si protesta perché c’è il Green pass. Il nemico è un documento da esibire quando si entra in un locale aperto al pubblico e quando si va al lavoro: una cosa così grave da mettersi a fare le barricate? Dicono: per avere il Green pass bisogna fare il vaccino e noi siamo contro il vaccino. Eppure sono ormai passati dieci mesi dalle prime iniezioni, le reazioni avverse sono nella norma, lo zero virgola zero zero per mille, e i dati di realtà ci dicono che praticamente tutti gli attualmente ricoverati per il Covid non sono vaccinati. Non basta questa evidenza?

Ma probabilmente il Green pass e il vaccino non c’entrano nulla. Condivido il sospetto contenuto giorni fa in un’analisi di Luca Sofri: se tutti i governi del mondo avessero detto "Abbiamo un vaccino ma è stato fatto troppo in fretta e quindi aspettiamo a darvelo, intanto andiamo avanti con lockdown e distanziamento", ecco, tutti coloro che oggi sono No vax sarebbero Sì vax. Direbbero "hanno la cura ma non ce la vogliono dare", parlerebbero di un complotto con fini precisi (tenerci tutti chiusi in casa per controllarci, ad esempio), andrebbero in piazza a urlare "libertà-libertà".

Il vaccino e il Green pass, insomma, come pretesti per sfogare rabbie, frustrazioni, delusioni che si hanno dentro da chissà quanto tempo. E il complotto di Big Pharma, della politica e dei media come alibi per giustificare i propri fallimenti. "Se non ce l’ho fatta, è perché qualcuno mi ha fregato". È un modo di pensare vecchio come il mondo, ma amplificato in questo nostro tempo in cui Internet ha dilatato in misura incontrollabile la percezione di sé, il desiderio di apparire, la pretesa di successo. Pensiamo spesso che all’origine di tante paure e di tante proteste ci siano motivazioni politiche, economiche, identitarie: e si trascurano sentimenti privati solo apparentemente banali. "Una giornataccia come approccio alle cose", ha titolato la sua riflessione Luca Sofri. Attenzione: l’origine di questo brutto clima sta soprattutto qui.