Il Paese muore se abbandona le donne

Monica

Peruzzi

È una strage che si consuma in silenzio, quella delle donne, che arriva al cuore della società, la corrode. Una strage resa possibile dalla negazione della dignità, dalla coercizione psicologica, morale ed economica di un essere umano. Sonia Di Maggio, Victoria Osagie, la giovanissima Roberta Siracusa e Teodora Casasanta (strappata alla vita insieme al suo bimbo di 5 anni) sono le prime vittime di quest’anno. Vittime dei loro compagni o degli ex, ma anche di un sistema che non le protegge abbastanza. Quello che non abbiamo ancora capito, è che siamo seduti su una bomba sociale di cui ci sfugge la portata. Gli ultimi dati Istat fotografano una popolazione femminile messa alle corde, cui viene negata quell’indipendenza economica indispensabile ad affermarsi come persone, ad affrancarsi da compagni violenti. Solo a dicembre sono stati persi 101 mila posti di lavoro. Di questi, 99mila erano di donne. Sempre l’Istat ha certificato che il Pil del 2020 è diminuito dell’8,8%. "Se nel 2021 il Pil cala del 10% come da previsioni – spiega Barbara Martini, economista e ricercatrice all’Università di Tor Vergata – perderemo circa il 5% dei posti di lavoro. Le donne occupate sono 9 milioni, provate a fare i conti". Li facciamo: potrebbero esserci altre 450mila donne che resteranno a casa (l’Istat aveva già certificato la perdita di 470mila posti di lavoro, l’anno scorso). Senza strategie specifiche e piani straordinari di genere, dunque, più di un milione di donne non avrà un lavoro. Aggiungiamo un altro elemento che ha a che fare con le mamme sole, con figli a carico. Cosa accade in queste famiglie, quando le uniche entrate vengono meno? Le ricadute sui bambini sono facilmente immaginabili. Anche su quelli che non nasceranno mai. Sempre l’Istat, prevede che quest’anno avremo meno di 400mila nuovi nati. Mai così pochi da 150 anni. Si può ancora invertire la rotta e far tornare l’Italia a crescere, con politiche di genere serie. O condannarla al collasso e continuare a piangere, inermi, le prossime vittime di un Paese che non le ama abbastanza.