Venerdì 19 Aprile 2024

Il Paese frana nel baratro dell’illegalità

Gabriele

Canè

è una casa a picco sul baratro scavato dalla frana, a Casamicciola. Forse anche lei scivolerà a valle. O forse no. Forse non doveva neppure essere lì. Probabile. I numeri del dopo tragedia fanno gelare il sangue, come l’aver perso Eleonora, le altre vittime, i bambini ritrovati morti tra il fango con il pigiama addosso e la speranza che dormissero, che non si siano accorti di nulla. I numeri dell’incuria, dell’abusivismo, dei soldi non spesi per un territorio fragile, farinoso: cifre che tutti conoscevano, e su cui ora è rissa continua. Penoso.

Intanto un’osservazione, una provocazione: se prima del terremoto del 2017 c’erano già 27mila richieste di condono edilizio su un totale di 60mila abitazioni; se dopo il sisma con quello che Conte non chiama condono, ma che di condono si tratta, eccome, per altre migliaia di alloggi sono partite domande di sanatoria; se molti non lo hanno fatto solo perché non potevano ricostruire ciò che non risultava dal catasto, dunque non esisteva. Se tutto questo è vero, quante sono a Ischia le case a norma? Il 20 per cento? Il 10? È Italia, o Far West? Perché a Casamicciola hanno costruito dove non si poteva, e in 700mila (!) vivono in zona rossa alle falde del Vesuvio? E soprattutto, perché le autorità non hanno vigilato, fatto il loro dovere?

Ora i sindaci rispondono: presenti. Bene. Ma fino a ieri? Potremmo anche soffermarci sulle polemiche tra partiti, tra leader. "Tu hai colpa, tu dovevi.." "No, io no". Parole già sentite, che risentiremo. Piuttosto, è giusto chiedere fatti, un’azione dura, immediata della magistratura, ad esempio: che chiami a rispondere di omissione di atti di ufficio tutti gli amministratori locali degli ultimi decenni. E che il Csm intervenga a sua volta verso le toghe che non lo hanno fatto prima. Non è voglia di manette, ma di uno stop. Per fermare un Paese che frana e muore. Sul baratro, come quella casa. Della illegalità.