Il nuovo ordine mondiale parte dal Nord

Bruno

Vespa

Intanto si è poderosamente armata, convinta che la pace si difende con le armi, e a proposito dei confronti di questi giorni, ha più carri armati di ultima generazione di quanti ne abbia l’Italia. Le trattative e le verifiche per l’ingresso nella Nato durano anni: il fatto che la Finlandia e la grande Svezia smettano in un paio di mesi (pare entro giugno) i panni della loro storica neutralità è una conferma di come sia cambiato il mondo in sette settimane. In queste condizioni è molto imbarazzante fare gli schizzinosi dinanzi alla corsa degli scandinavi e all’incredibile riarmo tedesco (100 miliardi). Spalmiamo per quanto possibile, ma i soci morosi di un circolo vengono guardati male. Un sondaggio di Alessandra Ghisleri trasmesso ieri sera da Porta a porta dice che gli italiani favorevoli all’invio di armi all’Ucraina in venti giorni sono passati dal 36 al 40 per cento, mentre i contrari sono scesi dal 51 al 46. Al tempo stesso il 60 per cento è favorevole alle sanzioni alla Russia e addirittura il 65 è disposto a ridurre condizionamento e riscaldamento pur di non comperare petrolio russo. Il 60 per cento, inoltre, rompe un vecchio tabù dichiarandosi favorevole al ‘nucleare pulito’. Tutto questo dimostra un progressivo avvicinamento alle ragioni dell’Ucraina e una progressiva consapevolezza che abitudini consolidate debbono cambiare. Esso è frutto della straordinaria, eroica, irriducibile resistenza degli ucraini che conoscendo evidentemente i russi molto meglio di noi si sono preparati per tempo (con l’aiuto Nato) ad accogliere l’aggressore. Non sappiamo quando finirà questa guerra. È probabile che Putin paghi con una spaventosa sconfitta politica ed economica qualche minimo guadagno di territorio. Ma le conseguenze le pagheremo anche noi, soprattutto nelle fasce più deboli. Auguriamoci che lo shopping di gas che l’Italia sta facendo nel mondo porta riportare al più presto i parametri a un livello meno irreale. E che il nuovo ‘ordine mondiale’ non sia troppo peggiore dell’attuale.