Martedì 23 Aprile 2024

Il nuovo fronte della premier Meloni alza il muro contro il Mes "Il mio no lo firmo col sangue"

La presidente del consiglio nel salotto di Bruno Vespa non esclude la ratifica. "Ma non lo utilizzeremo". Sui contrasti con la Francia ammette che "ci sono state frizioni" e per il Pos rivolge un appello alle banche

Migration

di Ettore Maria Colombo

ROMA

Giorgia Meloni dice no all’uso del Mes con parole durissime ("lo posso firmare col sangue"). Ammette e, anzi, "rivendica" le "frizioni" con la Francia sui migranti. Ribadisce il pieno sostegno all’Ucraina, dove presto si recherà in visita. Chiede un Patto Ue che sia "meno di stabilità e più di crescita". La presidente del Consiglio ha affrontato una giornata densa di molti impegni: gli auguri di Natale ai suoi parlamentari e ai dipendenti, l’intervento alla Conferenza della Farnesina, la prima intervista televisiva da premier nel salotto di Bruno Vespa. Sul Mes, il fondo salva-stati, la Meloni senza mezzi termini assicura: "Finché io conto qualcosa l’Italia non accederà al Mes, lo posso firmare col sangue". Per quanto riguarda la ratifica, però, è più cauta, anche perché se l’Italia dicesse no resterebbe isolata in Europa. La premier ammette che c’è un problema dovuto al fatto che "se siamo gli unici che non approvano la riforma blocchiamo anche gli altri...", ma sostiene che la ratifica "non è un grande tema". Il problema, per lei, sta tutto in uno strumento "troppo poco utile", tanto è vero che "non lo ha mai utilizzato nessuno". Per questo, annuncia, "voglio parlare con il direttore del Mes per capire se c’è un modo per farlo diventare utile". Parole destinate ad aprire un altro braccio di ferro con la Ue.

La manovra si può sempre migliorare ma non c’è stata "alcuna catastrofe" come si aspettavano i gufi, dice. E quello che manca all’Italia è proprio "l’ottimismo", la "fiducia nelle istituzioni". Poi la premier promette una riforma del reddito di cittadinanza perché lo Stato non può "pagare" chi aspetta "il lavoro dei sogni", rivendica la battaglia a Bruxelles sui migranti, perché "quelli che accogliamo noi sono banalmente quelli che hanno i soldi da dare agli scafisti". Certo, con la Francia ci sono state "frizioni" sulla gestione dei migranti. Ma non ci sono problemi con Macron. "Mica siamo alle elementari", dice con veemenza. Ma la questione dei migranti non si risolve con la "redistribuzione", attraverso cui comunque "il 70%" di chi sbarca sulle coste italiane "resta da noi", ma "fermando le partenze".

Anche sul Pos assicura che con Bruxelles non ci sono stati attriti. Cancellare la norma sul Pos inserita e rivendicata in manovra è stato necessario perché si trattava di un obiettivo del Pnrr stabilito "dal precedente governo". Per la Commissione, spiega, il problema era nel non dare l’impressione di un "liberi tutti". La retromarcia era inevitabile ma "non rinuncio a occuparmi della materia, è una questione di giustizia", sottolinea ribadendo che la sua azione a capo del governo sarà guidata dal fare "ciò che è giusto". Sul Pos ecco allora la "moral suasion" per convincere le banche a abbassare le commissioni. C’è un’Italia, però, è sicura la premier, che "non vuole più essere eterna Cenerentola". E la sola cosa che teme non sono le contestazioni perché "non sono una che si spaventa, quello che mi spaventa è deludere".