Martedì 23 Aprile 2024

Il nuovo acuto di Mengoni "Avrei voluto una donna in finale L’Italia indietro nella meritocrazia"

Il cantautore che ha trionfato con “Due vite“ ha dedicato la sua storica vittoria alle colleghe "Avevano delle canzoni incredibili: evidentemente qui da noi c’è ancora molto da fare per la parità"

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di Andrea

Spinelli

Una vittoria dedicata a tutte le donne. "In gara ce n’erano una decina e sarebbe stato bellissimo averne almeno una nella cinquina finale" racconta Marco Mengoni parlando della sfida finale che ha consegnato alla sua Due vite – nella notte tra sabato e domenica – la vittoria del 73° Festival della Canzone Italiana, battendo Lazza, Mr.Rain, Ultimo e Tananai. "Avevano delle canzoni incredibili. Ci sono rimasto male, evidentemente dobbiamo andare avanti perché c’è ancora molto da fare per cambiare le cose in questo Paese. Non si è ancora arrivati a una meritocrazia piena. Se guardiamo all’estero, gente come Beyoncé o Lizzo le troviamo prime in classifica. Mi vorrei, comunque, godere questa giornata insieme a tutti gli altri 27 artisti, ognuno merita una foglia della palma del premio. Amadeus ha fatto una squadra pazzesca".

Dopo la proclamazione la prima telefonata a chi l’ha fatta?

"A mia madre. Alle prime due chiamate non ha risposto. Poi l’ha fatto e m’ha detto che era in piazza a Ronciglione a festeggiare. Ovviamente l’ho perdonata".

Lei ha solo 34 anni e ha vinto Sanremo quest’anno, portandosi a casa anche il trofeo della gara dei duetti con la cover di Let it Be, e pure esattamente dieci anni fa con L’essenziale. Con due trionfi al Festival si entra nella storia della musica.

"Io spero che questo Festival sia servito soprattutto a mandare dei bei messaggi, ho sentito parlare di fragilità, momenti bui, vita, del bisogno di sentirsi tutti parte di qualcosa. Questa è la vera vittoria di questa edizione".

A Liverpool ora l’attende l’Eurovision?

"Non vedo l’ora. Voglio andare a divertirmi pure là".

In Europa c’è un lavoro da finire?

"Più che da finire, forse è da continuare. Anzi, da aggiornare. Un “upgrade“. Ho fatto molte cose in Europa, suonando, pubblicando dischi in spagnolo".

Cosa c’è oltre l’Inghilterra?

"Sto continuando a scrivere l’ultimo capitolo della trilogia Materia, che mi sta dando molte soddisfazioni".

Il presidente ucraino Zelensky nella lettera inviata al Festival ha invitato il vincitore a Kiev.

"Ci andrei con tutti gli altri, più andiamo meglio è. Più voci siamo, più forte arriva il messaggio".

Fosse rimasto a casa chi avrebbe votato?

"Sto invidiando Lazza da morire. Cenere è una canzone costruita molto bene, ha una bellissima produzione e mi piace molto come apre sull’inciso".

Dopo "terra" e "pelle" il tema del terzo capitolo di Materia sarà più etereo?

"Sì. Il disco concentrerà in sé moti colori, diciamo".

Pesante essere partito da favorito?

"Ho passato l’adolescenza nella convinzione di non poter avere appeal perché pesavo 106 chili, avevo i capelli lunghi che mi coprivano gli occhi, il dismorfismo è un problema di famiglia. A scuola e nella vita non ho mai amato essere il primo della classe. Una caratteristica a cui tengo perché penso sia quella che m’ha portato fin qui. Solo sabato pomeriggio ho capito che il pezzo era arrivato alla gente e non dovevo farmi più dei problemi".

Lo rifarebbe, il Festival?

"Sì, mille volte. Mi sono divertito tantissimo". E ti credo.