Giovedì 18 Aprile 2024

Gigi Proietti, la compagna: "Cantò e ballò per me: fu amore a prima vista"

Sagitta Alter: "Non ci siamo mai sposati. L’unico regista che gli ha voluto bene è stato Robert Altman". La figlia Susanna: "Le vacanze in barca, Vanzina e Zero erano degli zii"

Gigi Proietti (Ansa)

Gigi Proietti (Ansa)

Roma - "Lui era sempre preoccupato, era sempre convintissimo che non sarebbe venuto mai nessuno a teatro…".

Eppure, Sagitta, suo marito ha sempre riempito i teatri di tutta Italia.

"Sì: ma aveva sempre timore di non essere all’altezza. Mi chiedeva sempre: ‘Ma secondo te va bene?’…".

All’ultima Mostra del cinema di Venezia, un premio speciale alla carriera, il "Sorriso Diverso Venezia Award", ha onorato la memoria di Gigi Proietti. Uno dei più straordinari protagonisti del teatro, della televisione, del cinema italiani, scomparso il 2 novembre 2020, nel giorno del suo ottantesimo compleanno. Il premio, realizzato con il patrocinio di Rai per la sostenibilità, è stato ritirato dalla moglie Sagitta Alter e dalla figlia primogenita di Gigi, Susanna.

Sagitta, tutti noi amiamo il Gigi Proietti sul palco e sullo schermo. Vitale, inesauribile, generoso. Lei gli è stata accanto per quasi sessant’anni. Come era fuori dal palco?

"Era ugualmente generoso e vitale, però era anche fragile. Non sapeva mai se quello che aveva fatto, quello che aveva preparato, quello che aveva portato in scena andasse bene: non era mai sicuro che il pubblico avrebbe amato il suo spettacolo. Mi chiedeva sempre: tu che ne pensi?".

Qual è stato il momento più difficile per Gigi?

"Sicuramente, quando lesse dai giornali che il Brancaccio, il teatro che aveva diretto per sei anni, e che aveva praticamente fatto risorgere, gli era stato tolto. Senza un perché. Ne fu enormemente ferito. Si sentì preso in giro".

Il cinema non ne ha valorizzato troppo il talento. Ne soffrì?

"Sì. Soffriva di non essere stato chiamato, scelto da alcuni grandi registi. Quando Bertrand Tavernier, uno dei registi francesi più importanti e rispettati, lo scelse per un ruolo ne La figlia di D’Artagnan, poi scrisse un articolo su di lui, e dichiarò: “È un crimine che i registi italiani di cinema non si siano accorti di questo grandissimo attore!“. E a Gigi, quando ricordava quella frase, veniva un po’ di malinconia".

Sagitta, come vi conosceste?

"Il primo, primo incontro? Era il 1962, io frequentavo la Casa internazionale dello studente, a Roma. Una sera seppi che al Foro Italico ci sarebbe stata un’orchestra, e si ballava. E quindi, tutti ragazzi di varie nazionalità andammo lì. C’era un’orchestra, e c’era un cantante: era Gigi. Io gli chiedevo una canzone, poi un’altra, e lui ogni tanto scendeva giù e ballava con me. Iniziò tutto così".

Gigi cantava moltissimo: raccontava che, alla fine della serata, non riusciva a mettersi la camicia, perché il collo gli si era ingrossato… è vero?

"Come no! A volte cantava fino alle 5 di mattina, non si risparmiava. Doveva pagarsi l’università".

Il vostro amore non è mai sfociato in un matrimonio…

"No. Siamo stati ‘fidanzati’ per sessant’anni. È stata una scelta, all’inizio per protesta, perché eravamo una coppia abbastanza anomala: non stava bene stare insieme senza sposarsi".

Nel frattempo sono arrivate due figlie…

"Sì: Carlotta e Susanna".

Sagitta, compagna di Gigi Proietti, tra le figlie Susanna e Carlotta (Ansa)
Sagitta, compagna di Gigi Proietti, tra le figlie Susanna e Carlotta (Ansa)

Ci raggiunge Susanna, 42 anni, costumista e scenografa.

Che papà era Gigi? A casa si chiudeva in camera per leggere copioni?

"Aveva una memoria pazzesca, leggeva una volta un testo e lo imparava a memoria. Era un perfezionista: ma non si chiudeva mai in casa, non pretendeva il silenzio, niente…".

Giocava con voi?

"Per lui il gioco era la base della vita. Bisognava fare tutto con leggerezza, con ironia. Con noi figlie faceva tanti giochi di parole. Non amava le gite fuori porta: abbiamo sempre avuto una casa grande, col giardino, e siamo stati spesso a casa, con pranzi in giardino. E poi arrivavano gli amici…".

Quali i luoghi delle vacanze?

"Anche in quel caso, non erano esotici, ma per noi erano luoghi bellissimi: avevamo una casa a Ponza, noi andavamo al mare e noi riposavamo. A Gigi piaceva molto la vela: aveva la patente velica, e ogni tanto andavamo sulla barca a vela. Viaggi esotici non tanti: Gigi viaggiava soprattutto per lavoro".

Chi erano gli amici che venivano più spesso? Renato Zero era un grande amico di papà.

"Renatino era come uno zio per noi, lo abbiamo sempre amato tantissimo. È venuto a trovarci anche in questi mesi, adesso che Gigi non c’è più. Con Vittorio Gassman erano come fratelli, e andavamo spesso al ristorante. Poi veniva a casa nostra Enrico Vanzina, un altro ‘zio’. Le amicizie di Gigi sono sempre durate nel tempo".

Sagitta, c’è anche un regista americano che divenne amico di Gigi.

"Sì: Robert Altman, con cui Gigi girò Un matrimonio negli Stati Uniti. Giravano in un luogo molto piatto, le grandi pianure Usa. E dopo l’ultimo ciak ogni giorno se ne andavano sulla ruota panoramica di un Luna Park, per vedere un po’ il mondo dall’alto. Chissà che cosa si dicevano".

Le sue due figlie hanno scelto la via dello spettacolo. Susanna scenografa e costumista, Carlotta attrice e cantante. Come accolse la vostra scelta?

"Ci ha lasciato una grande libertà. Non ci ha spinte verso il mondo dello spettacolo, ma non ci ha neppure frenate. Carlotta ha studiato canto, adesso fa l’attrice: io mi sono innamorata del teatro al tempo del teatro Brancaccio, e ho iniziato ad amare il lavoro della scenografa e costumista".

Ma insomma, com’era papà a casa?

"Era un uomo tranquillo, al quale piaceva leggere e studiare. E guardare la Roma. Per la Roma era un vero amore, un amore travolgente. Ma non andava mai allo stadio: soffriva da solo, davanti al televisore".

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