SIMONE ARMINIO
Cronaca

Il Nordest del Francese "Contanti e affari loschi, amo tanto la mia terra Ma racconto il lato oscuro"

Il nuovo personaggio di Massimo Carlotto: la scia del denaro per svelare i crimini "Non cito nessuna città, ma chi conosce queste zone sa di quali posti parlo" .

Il Nordest del Francese  "Contanti e affari loschi,  amo  tanto la mia terra  Ma racconto il lato oscuro"
Il Nordest del Francese "Contanti e affari loschi, amo tanto la mia terra Ma racconto il lato oscuro"

Profondo Nordest. Un territorio impossibile da spingere e costringere nei confini di una sola città. Così a un certo punto, ammette, ha smesso di provarci anche Massimo Carlotto, giallista tra i più prolifici e venduti. "Non cito più Padova nei miei librii".

E perché mai?

"Perché il Nordest è un organismo unico e i suoi abitanti lo attraversano in continuazione. Si vive in un posto, si lavora in un altro, si va a divertirsi in un altro ancora. Lo stesso vale in termini culturali, di pensiero, di costumi. Nel bene e nel male".

Partiamo dal male: ne ’Il francese’, Mondadori, il suo ultimo romanzo, si fa un riferimento costante al dio danaro, quello vero, in contanti. Il Nordest, dice la voce narrante, non esisterebbe senza contante.

"Il contante è fondamentale per far sì che si possano sviluppare il nero e i loschi traffici".

È un’analisi spietata, la sua.

"Ma è veritiera".

Da dove nasce?

"Ho iniziato a interessarmi del fenomeno Nordest negli anni ’90, quando mi sono reso conto che tutte le università del mondo erano arrivate a studiare il fenomeno di una regione specifica, la mia, ed del suo particolare rapporto tra crimine e società".

Il discorso si fa interessante.

Un sistema economico, dominato dal contante, appunto, in cui gli affari proliferano e che sembra fatto apposta, perciò, per riciclare denaro. Ciò grazie anche a un legame trasversale e multistratificato tra ambienti diversi. La politica, la finanza, l’imprenditoria, le organizzazioni criminali arrivate qui da tutta Italia e dal mondo, in una società criminogena che sviluppa reati e anticorpi in una spirale infinita".

Pane per i denti di un giallista.

"Il quale è tenuto a conoscere questa società e a studiarla per poterla raccontare".

E come si studia il mondo della prostituzione d’alto bordo, protagonista de ’Il Francese’?

"Ho effettuato decine di interviste a macrò e gestori di maison di escort, fino a comprenderne il modo di pensare".

Una cosa che ha scoperto?

"Che questi personaggi hanno un pensiero autoassolutorio ricorrente, quello che gli fa credere di aver ’salvato’ quelle donne dalla strada, consegnandole a un mestiere quasi professionale’.

Poi ci sono i luoghi, quelli reali.

"C’è un certo ristorante della zona industriale, dove il Francese assiste a uno scambio di danaro, che molti lettori delle mie parti hanno riconosciuto, pur senza che io abbia avuto bisogno di dare alcun tipo di dettaglio".

Altri luoghi non citati, ma citati?

"Le tre piazze di Padova: dei Signori, delle Erbe, e Della Frutta. Il Francese ci si muove spesso, e chi le conosce lo ha notato".

Le è capitato che i suoi libri generassero pellegrinaggio?

"Molto spesso. È successo ad esempio in certi luoghi della Sardegna dove per alcuni romanzi si è mosso l’Alligatore, il mio primo personaggio. Posti diventati celebri a tal punto che alcune guide turistiche li citano".

Un po’ le pesa, visto che lei non cita esplicitamente i posti?

"Al contrario, mi lusinga moltissimo. È un gesto d’affetto del lettore più affezionati. E poi l’ho fatto anche io".

Per chi?

"Ho girato la Marsiglia dei libri di Izzo, ed è un’esperienza magnifica".

Il luogo come protagonista.

"Una scelta molto distintiva del noir italiano, che ha fatto fin da subito dei luoghi un aspetto peculiare della narrazione. Così città e quartieri diventano un personaggio al pari degli altri. E devi conoscerli alla perfezione".

Dunque è condannato a scrivere sempre di Nordest, dove è nato, o di Sardegna, dove ha vissuto a lungo?

"Non è detto. Il prossimo romanzo sarà ambientato tra la Toscana e Cesenatico".

Li tratterà meglio del suo Nordest dipinto a tinte così cupe ne ’Il Francese’?

"Ma il Nordest non è affatto cupo. Il problema, semmai, è il paradosso del giallista, che dei posti che ama racconta però gli aspetti più bui e controversi".

Dunque, Francese a parte, le sue terre le consiglierebbe.

"Eccome. Il Nordest è una parte bellissima dell’Italia, che spazia dal mare alla montagna, un luogo dell’anima. Ci vivo benissimo, anche se ne scandaglio i difetti. Come diceva Sciascia: è il mio grande amore per la Sicilia che mi porta a raccontarne le cose brutte".