Sabato 20 Aprile 2024

Il nodo pensioni Adeguamenti più bassi per il ceto medio Il no dei sindacati

Alzata la rivalutazione per gli assegni minimi ma gli altri incasseranno meno. La Cgil va all’attacco: "Chi prende 1.500 euro così passa per ricco"

Non si placano le polemiche sulle modifiche alle pensioni. Il tema è l’adeguamento all’inflazione, ma solo per gli assegni fino a 2.100 euro: per tutti gli altri assegno ridotto rispetto alle attese con minori guadagni da oltre 400 euro annui. Il decreto del ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti ha fissato al 7,3% l’adeguamento degli assegni all’inflazione, ma solo per chi riceve una cifra uguale o inferiore a 4 volte il minimo (2.096 euro lordi). Oltre quella soglia scattano tagli progressivi. La rivalutazione sarà dell’80% per la fascia 2.096-2.620 euro; per poi scendere progressivamente al 55%, al 50%, al 40% e infine al 35% per le pensioni superiori a 10 volte il minimo (5.240 euro lordi). Per fare un esempio: chi percepisce 2.600 euro lordi (poco più di 1.900 netti), vedrà la propria pensione salire di 146 euro (+5,84%), ma perdendo rispetto al vecchio sistema circa 34 euro al mese e 446 l’anno, e così via con tagli più alti man mano che cresce l’assegno. Un sistema che consente risparmi (stimati intorno ai 2 miliardi) necessari per coprire delle misure previdenziali contenute nella legge di bilancio. Ma che manda su tutte le furie i sindacati. "I pensionati italiani sono trattati come bancomat", attacca il segretario generale dello Spi-Cgil Ivan Pedretti, facendo notare che pensioni da 1.500-1.600 euro netti al mese, frutto di oltre 40 anni di lavoro e di contributi versati, vengono "fatte passare per ricche". A guadagnarci - anche se di poco - saranno solo le pensioni minime, per le quali è prevista una rivalutazione del 120%.