Venerdì 19 Aprile 2024

Il nodo migranti Protezione e rimpatri, scontro con le Regioni Pd Ma il governo tira dritto

Il leader della Lega: "Maggioranza coesa, serve un centro per le espulsioni in ogni regione". Nessuna fiducia sugli emendamenti: le forze del centrodestra hanno trovato l’intesa.

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Il nodo migranti Protezione e rimpatri, scontro con le Regioni Pd Ma il governo tira dritto

di Alessandro Farruggia

Sull’immigrazione è scontro al calor bianco. Ideologico, e durissimo. Un fronte è la conversione del decreto Cutro, con la sostanziale eliminazione della protezione speciale contestata dall’opposizione e lo spostamento dell’accoglienza dal sistema Sai (il Sistema di accoglienza e integrazione che chiama in causa anche gli enti locali e le comunità) al sistema Cas (Centro di accoglienza straordinaria, che dovrà ospitare d’ora in poi anche i richiedenti asilo) e prevedendo dei Cpr, i centri di permanenza per i rimpatri, in ogni regione.

Un altro fronte caldo si è aperto sulla gestione della questione migranti con l’ordinanza per lo stato di emergenza e la nomina di un commissario straordinario, il prefetto Valerio Valenti, che avrà poteri speciali in deroga per creare nuove strutture di accoglienza nelle Regioni che hanno firmato l’intesa con il governo. Ma cinque di loro – Emila Romagna, Toscana, Campania, Puglia e Valle D’Aosta – hanno detto no e si sono schierate contro, così come i sindaci di sei grandi città governate dal centrosinistra – Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna e Firenze – alle quali si sono aggiunti ieri i primi cittadini di Pesaro, Cosenza, Crotone, Catanzaro.

"Non era mai successo – ha detto il presidente del Pd e presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini – che un provvedimento così importante, dopo aver decretato lo stato di emergenza nazionale, venisse comunicato in via telematica ai presidenti di Regione chiedendo di dire sì o no in poche ore senza nemmeno convocarci: è un provvedimento vergognoso nel metodo e inefficace nel merito, già tra sei mesi lo si vedrà". "Due mesi fa – prosegue – al governo dissi che si rischiava l’emergenza, il governo disse che non c’era alcun rischio poi hanno addirittura una settimana fa decretato lo stato di emergenza nazionale e cosa fanno dopo quella cosa, chiamano l’esercito?".

"Le regioni rosse sono ideologiche", attacca il governatore della Lombardia, il leghista Attilio Fontana. "I governatori del Pd? Mi dispiace per la loro decisione. Solitamente – dice il presidente della regione Abruzzo Marco Marsilio, esponente di Fdi – le regioni hanno sempre espresso posizioni con una grande condivisione traversale. Da quando c’è un governo di destra questo approccio istituzionale sta venendo meno, pur di obbedire al diktat di un partito che vuole fare campagna elettorale sul tema migranti".

"Nessuna posizione di contrapposizione ideologica o pregiudiziale – ribatte il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca –. La Campania esprime il proprio dissenso nel merito di misure​, come l’eliminazione della protezione speciale". "Le regioni di centrosinistra – chiosa il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari – vogliono creare un caso politico opponendosi al commissario per l’immigrazione".

Ma il governo tira dritto: vuole il decreto Cutro con tutto quel che comporta e soprattutto vuole un Cpr in ogni regione. "È fondamentale che ogni regione abbia un centro per i rimpatri – sottolinea il leader della Lega, Matteo Salvini – perché se becchi il clandestino che commette un reato e la Toscana per scelta ideologica del Pd dice di no perché non vuole le espulsioni – sostiene il vice presidente del Consiglio – il problema non è di Salvini, ma è dei cittadini toscani".

La prossima battaglia sarà sul decreto Cutro, su quale, sostiene Salvini "la maggioranza è coesa". Il decreto andrà in Aula al Senato questo pomeriggio senza che la commissione Affari Costituzionali abbia concluso l’esame e il voto di tutti gli emendamenti presentati, il che implica che nell’Assemblea di Palazzo Madama si ricomincerà daccapo. Le tensioni interne al centrodestra sui permessi speciali, che la Lega voleva abrogare del tutto, sono rientrate, tanto che il presidente della Commissione Alberto Balboni ha annunciato che il governo non porrà in Aula la fiducia. Il che lascia intuire che nel centrodestra si è trovata una intesa sull’emendamento del governo in materia e sul sub-emendamento unitario . In aula la maggioranza farà valere i numeri per approvare il decreto e poi mandarlo alla Camera per la conversione definitiva. E non c’è aria di concessioni all’opposizione: è muro contro muro.