Giovedì 18 Aprile 2024

Il nodo intercettazioni "Avanti con il programma" La premier blinda Nordio dopo l’attacco di Salvini

L’esecutivo conferma: "Nessuna limitazione per reati di mafia e terrorismo". Forza Italia sempre in pressing: le leggi vanno cambiate, è una priorità per il Paese

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di Elena G. Polidori

Una blindatura robusta contro i nemici esterni ma anche – e soprattutto – quelli interni. Dopo giorni di tensioni e fibrillazioni legate alla questione intercettazioni e soprattutto alle parole del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, secondo il quale il Parlamento non può essere "supino" ai pm, ecco scendere in campo direttamente Giorgia Meloni a difendere il Guardasigilli da chi – anche nella maggioranza – auspica un suo passo indietro. Da giorni, d’altra parte, la tensione sulla questione giustizia era palpabile tra gli alleati di governo, soprattutto dopo i paletti piantati da Matteo Salvini, che aveva di fatto attaccato il Guardasigilli: "Nessuno scontro con la magistratura, bisogna punire gli abusi". E così, per la seconda volta in pochi giorni, la premier è stata costretta a bacchettare gli alleati, dopo che poco più di una settimana fa era sbottata pubblicamente contro "i bastoni fra le ruote messi dall’opposizione e non solo".

Meloni, dopo aver blindato Nordio, annuncia anche un incontro con il ministro proprio in apertura di settimana "per definire il cronoprogramma delle iniziative necessarie – si legge in una nota ufficiale di Palazzo Chigi – a migliorare lo stato della giustizia italiana".

"Spiace deludere, ma il clima nel Cdm è ottimo e tutti i ministri lavorano in piena sinergia con palazzo Chigi", ha scandito la stessa nota della presidenza, in cui Meloni ha ribadito " la sua piena fiducia nel Guardasigilli", ricordando che è stata lei stessa a volere "fortemente" Nordio a Via Arenula. Con Nordio la premier ha "contatti quotidiani" e sul fronte giustizia non ci sarà alcun passo indietro. Anzi il governo "è determinato a portare avanti e ad attuare il programma per dare all’Italia una giustizia giusta, veloce e vicina a cittadini e imprese". Tutto il partito ha quindi fatto quadrato intorno al ministro. "Nordio è un ministro di altissimo valore, fortemente voluto alla guida del suo dicastero da Fratelli d’Italia che lo ha eletto tra le proprie fila per realizzare il programma elettorale scelto dagli elettori", mette subito in chiaro Carolina Varchi, capogruppo di FdI in commissione Giustizia alla Camera. "Chi pensa di dividerci e creare zizzania tra membri del governo e la maggioranza si sbaglia di grosso – ha proseguito la parlamentare – siamo tutti uniti e lavoriamo compatti per dare un nuovo volto alla giustizia".

Da via Arenula, intanto, anche lo stesso Nordio ha smentito con forza di aver preso in considerazione le dimissioni ("mai pensato") e ha parlato di "perfetta sintonia" con Meloni, parole che danno il senso del clima che si respira. A tendere la mano al Guardasigilli è il Terzo polo, che invece ha spronato Nordio ad andare avanti "senza lasciarsi condizionare" da quel coro di no alla riforma ipotizzata dall’ex magistrato che arriva dalle altre forze politiche: lo strumento delle intercettazioni non si tocca è infatti l’altolà lanciato da Pd e M5s.

Ma FdI torna ad assicurare che nulla sarà ‘smantellato’: come aveva già fatto il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, è ora il vicecapogruppo vicario alla Camera, Manlio Messina, a puntualizzare: "Non c’è nessuna limitazione alle intercettazioni per reati di mafia e terrorismo e nemmeno alla libertà di stampa. Ma diciamo basta a chi le utilizza per mettere alla gogna anche chi non è coinvolto nelle indagini".

Parole come miele per il Terzo polo, ma anche per gli azzurri che con la capogruppo al Senato, Licia Ronzulli, negano ogni frizione "Non vedo tensioni nella maggioranza in tema di giustizia", ha sostenuto. "La riforma è una priorità del Paese, deve essere fatta con gli avvocati ed i magistrati, non contro nessuno", ma – ha concluso – "bisogna punire gli abusi, perché usare le intercettazioni per interventi politici, giornalistici e giudiziari senza rilevanza è indegno di un Paese civile".