Il no dei giudici italiani al Belgio "La figlia di Panzeri resta a Brescia"

La Corte d’Appello chiede un’ispezione a Bruxelles: "Celle sovraffollate, dossier al ministero entro il 3 gennaio". Tangenti e regali, la moglie dell’ex eurodeputato respinge le accuse: "Mai vacanze da 100mila euro"

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di Beatrice Raspa

No alla consegna al Belgio di Silvia Panzeri finché non saranno appurate le condizioni carcerarie del Paese d’Oltralpe. Esito a sorpresa ieri dell’udienza in Corte d’appello a Brescia per la figlia dell’ex eurodeputato e sindacalista di Calusco d’Adda (Bergamo) Pier Antonio Panzeri, coinvolta col padre e la madre nello scandalo Qatargate, sul quale indagano i magistrati di Bruxelles. Dopo il nulla osta alla consegna alle autorità belghe per Maria Dolores Colleoni, disposto lunedì dai giudici della prima sezione penale presieduta da Anna Maria Dalla Libera, ieri la 38enne avvocatessa si è vista concedere un rinvio dai giudici dell’altra sezione, la seconda, con Giulio Deantoni presidente.

Rapporto del Cpt (Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o dei trattamenti inumani) alla mano, la difesa aveva chiesto preliminarmente alla Corte di procedere a una verifica della situazione in cui versano le carceri belghe, a quanto pare decisamente sovraffollate. Questo alla luce del fatto che una consegna delle due donne – ai domiciliari dallo scorso 9 dicembre, Colleoni dalla sorella a Calusco, Panzeri junior a Milano – si tradurrebbe in un immediato trasferimento in cella. "Il presidente ha d’ufficio ordinato che entro il 3 gennaio (data della prossima udienza, ndr) venga acquisita dal ministero della Giustizia documentazione sulla situazione dei detenuti in Belgio – ha spiegato l’avvocato Angelo De Riso, del Foro di Milano, che con il collega bergamasco Nicola Colli assiste mamma e figlia –. Serve appurare una compatibilità con la Convenzione dei diritti dell’uomo. In caso di riscontro di un trattamento negativo, questo costituirebbe un motivo di rifiuto alla consegna. Avevamo posto, enucleandola nel merito, la stessa osservazione durante l’udienza della signora Colleoni, ma ci è stata rigettata".

Un trampolino perfetto per portare in Cassazione il provvedimento, ormai un passaggio certo per scongiurarne l’esecutività. In base alla prospettazione del magistrato istruttore belga Michel Claise, la 67enne casalinga in pensione e Silvia Panzeri – come la madre entrata in aula dal retro per ripararsi dai flash – sarebbero "pienamente consapevoli" dei presunti magheggi e scambi di doni al centro dell’inchiesta. Con l’ex eurodeputato rispondono di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al riciclaggio. Almeno in un’occasione avrebbero partecipato al trasporto di "regali" consegnati da Abderrahim Atmoun, l’ambasciatore del Marocco in Polonia, per conto del Paese nordafricano. Colleoni in particolare stando a chi indaga avrebbe esercitato una parte attiva arrivando a "controllare" il marito, dipinto quale "anima dell’organizzazione fraudolenta" e "collettore" delle tangenti versate da Qatar e Marocco. Intercettata, riferendosi alle vacanze di Natale, Colleoni si sarebbe lasciata sfuggire di non potersi più permettere di spendere 100mila euro come già fatto, ma di dover ripiegare su sistemazioni a 9mila euro.

Con dichiarazioni spontanee, la moglie di Panzeri in udienza ha però preso le distanze dalle contestazioni negando le vacanze a molti zeri. "Ha dichiarato di aver ricevuto qualche piccolo regalo, delle creme, dall’ambasciatore del Marocco, ma si è trattato di cose di modesto valore, donate in amicizia. Nulla di più", ha chiarito l’avvocato De Riso."Le mie assistite negano le accuse". Nell’appartamento della famiglia Panzeri sono stati sequestrati 17mila euro in contanti e orologi di valore. Di questo però stando alle difese non sarebbe stata fatta menzione.