Giovedì 18 Aprile 2024

Il murale (nascosto) di Paz Spunta per caso dopo 50 anni

L’opera scoperta nella casa dove trascorreva le vacanze nel Gargano. Andrea Pazienza s’ispirò al suo prof di disegno e realizzò il ritratto nel 1972

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Lo chiamava Saint’ Mna. La casa dei genitori a San Menaio è ancora lì, in mezzo alle altre abitazioni spuntate come funghi negli anni ’60 in pieno boom del turismo sulla costa garganica.

Lui, Andrea Pazienza, era nato quattro anni prima. Ma a San Benedetto del Tronto, nelle Marche. Ma i Pazienza erano di San Severo (Foggia) e a San Menaio andavano al mare e da anni ormai il lungomare è intitolato a Paz. Ieri da quella casa è spuntato un murale. Un murale che ha cinquant’anni esatti. Pazienza lo realizzò (1972) pensando al suo prof: Sandro Visca era il suo insegnante di disegno al liceo artistico di Pescara (dove i genitori avevano dirottato Paz dopo i primi anni pugliesi un po’ turbolenti). Visca fu tra i primi a intuire il talento di Pazienza che nel giro di pochi anni avrebbe rivoluzionato la storia del fumetto italiano. Quel murale era sotto l’intonaco: in quella casa Pazienza ha incontrato il suo primo amore Isabella (figlia dei proprietari del camping Calenella), e ci ha portato quello di una vita, Elisabetta.

Racconta Gino Nardella che era uno storico amico di Paz e che con lui condivideva anche l’appartamento bolognese di via Emilia Ponente finito su tante tavole: "A Bologna tentavamo di intossicarci. Sul Gargano tentavamo di disintossicarci. Nessuno dei due tentativi riusciva fino in fondo". Un anno prima di morire, 1987, Andrea Pazienza aveva realizzato un altro murale. Sempre al Sud: a Napoli. C’era la fiera del fumetto alla Mostra d’Oltremare. Racconta Guido Piccoli che di quella fiera era il curatore che "Pazienza quasi per scusarsi della sua vita disordinata, di aver sbagliato, di aver sbagliato hotel e di essere arrivato in ritardo, iniziò a dipingere e la folla cominciò a radunarsi intorno a lui".

L’opera, lunga sette metri e alta due metri e mezzo, raffigura una venatio: una lotta di guerrieri e animali (leoni, cavalli, antilopi, avvoltoi) ambientata in un’antichità classica. E, purtroppo, è stata dimenticata per anni. A gennaio di un anno fa è stata lanciata una petizione per riallestirla e mostrarla al pubblico. Da ieri, sappiamo, che oltre al gigantesco murale di Napoli, c’è quello più intimo (e minuto) di San Menaio. Un piccolo grande tesoro.

Matteo Massi