Mercoledì 24 Aprile 2024

Il mondo ideale è dove scelgo cosa studiare

Davide

Nitrosi

Cinquecento posti da operatore ecologico, 26mila candidati, di cui oltre mille laureati. Il solito mega concorso. Accade a Napoli e come prima reazione ci suscita indignazione e sconforto, con tutta la litania della serva Italia, di dolore ostello, che spedisce i suoi cervelli in fuga oltre mare. Però stavolta, proviamo a grattare sotto l’indignazione. Proviamo a ipotizzare che può esserci anche una lettura differente oltre alla protesta perché vediamo i nostri figli in una palestra attrezzata per un maxi concorso che metterà loro in mano una ramazza dopo anni di studio, notti in bianco, spese per libri e tasse universitarie. Rabbia? Sconforto? Certo, ma proviamo a pensare che forse la cultura si può scindere dalla professione. Ovviamente per scelta e non per necessità. Questa è la discriminante che ci deve fare indignare.

In un mondo ideale può accadere che dopo la laurea scelga di lavorare come lavapiatti, portiere di notte, fattorino... Perché ho scelto di studiare argomenti che mi interessano. Perché lo studio è prima di tutto approfondire la conoscenza del mondo e di se stessi. Oggi è difficile non sapere quali siano i settori in cui c’è fame di manodopera e competenze e quali studi occorrano per entrare nel mondo di lavoro. Inseguire i propri interessi culturali è un lusso? In questa Italia sì. In una società diversa, ricca di opportunità, no. Sergio Marchionne si laureò in filosofia a Toronto. "L’ho fatto semplicemente perché sentivo che, in quel momento, era una cosa importante per me", raccontò. Suo padre gli chiese di che colore volesse il taxi, presupponendo che con quella laurea avrebbe potuto solo lavorare come tassista. Marchionne fece una scelta. Consapevole. Se fosse divenuto un tassista, non ci sarebbe stato un manager di talento, ma lui avrebbe comunque visto allo specchio ogni giorno se stesso, l’uomo Marchionne. Libero di inseguire ciò che riteneva importante per la sua vita.