Venerdì 19 Aprile 2024

"Il mio viaggio libero: ora vivo a -18 gradi"

La travel blogger Valentina Miozzo, 37 anni, si è trasferita da Modena in un villaggio norvegese. "Solo 28 abitanti e ho trovato molti italiani"

La travel blogger Valentina Miozzo

La travel blogger Valentina Miozzo

Se la cercate sulla carta geografica, dovete andare a nord, ancora più a nord, dove la terra finisce e inizia lo sconfinato orizzonte del Circolo polare artico. Dalla fine di ottobre, Valentina Miozzo, 37 anni, modenese, si è trasferita proprio là, a Kongsfjord, un paesino di 28 abitanti su un fiordo affacciato sul Mar Glaciale Artico. Travel blogger (suo il sito Viaggiare libera), guida ambientale con master in turismo responsabile, Valentina ha girato il mondo, fatto volontariato fra i bimbi di strada in India, accompagnato gruppi alle Seychelles o in Sudafrica, e per molti anni ha anche gestito un agriturismo a Maranello, nella terra delle Ferrari. Lo scorso anno, anche per la pandemia, molti suoi progetti si sono congelati, finché... al gelo ha deciso di andarci proprio lei. "Ai primi di settembre mi hanno contattato i responsabili di Skua Nature, realtà che si occupa di conservazione e turismo naturalistico, con riserve in Europa e nel mondo – racconta –. Mi hanno offerto di trasferirmi all’estremo nord della Norvegia, per gestire la guesthouse di Kongsfjord che avevano rilevato".

E ha detto subito sì?

"Ci ho pensato un paio di giorni, poi ho accettato. Anche se io in realtà amo i luoghi caldi, e un po’ temevo il freddo".

Perché dunque ha accettato?

"Non volevo avere rimpianti: avrei passato il resto della vita a chiedermi come sarebbe andata se avessi accettato. Mi piace il cambiamento, sono curiosa".

È stata anche una sfida?

"Sì, soprattutto con me stessa. Ma a me le sfide piacciono. Il 28 ottobre, dopo un viaggio in furgone fra Lettonia, Estonia e Finlandia, sono arrivata qui. Un piccolo paese, ad almeno 40 chilometri dal primo centro abitato. L’ospedale dista 300 chilometri. Tutto un altro mondo".

Di che cosa si occupa?

"Seguo gli aspetti organizzativi e l’accoglienza degli ospiti alla guesthouse, quello che noi chiameremmo un albergo diffuso, un piccolo borgo di case storiche, dichiarate patrimonio storico nazionale. Kongsfjord fu l’unico villaggio che si salvò dalle distruzioni naziste, e tutt’attorno ci sono ancora i bunker".

Già, ma chi arriva fin lì?

"In questi mesi soprattutto lavoratori, comunque norvegesi. In estate arrivano turisti e appassionati di birdwatching, trekking o fotografia naturalistica. Questo è un paradiso naturale, ci sono foche, renne, il paesaggio è incantevole: un deserto di ghiaccio in inverno, una distesa di muschi e licheni in estate".

Cosa vede dalla sua finestra?

"Il grande mare e il fiordo innevato. E ogni giorno si aspetta il sole. Quando sono arrivata, stava per iniziare il grande buio: per due mesi il sole scompare, è buio tutto il giorno, salvo una flebile luce crepuscolare attorno a mezzogiorno. Ho avuto l’emozione di ammirare la mia prima aurora boreale. Soltanto a fine gennaio abbiamo rivisto il primo timido raggio di sole, ed è iniziato il conto alla rovescia per il ritorno della luce. A fine maggio arriveremo a 24 ore di luce, con il sole di mezzanotte".

È difficile adattarsi al clima?

"Certo, non è semplice per chi arriva dai nostri climi. Qui il vento gelido spira anche a 100 chilometri all’ora, e non si riesce a camminare sul ghiaccio. La temperatura scende fino a 18 gradi sotto zero: la corrente del Golfo in parte la mitiga, perché nell’entroterra si arriva anche a -30°".

Com’è la vita a Kongsfjord?

"Il paese è come una famiglia. Ci abitano 28 persone, lettoni, tedeschi, thailandesi, norvegesi e italiani, una comunità multiculturale. Mia collega e coinquilina è Eugenia di Perugia. E ci sono anche Margherita e Gigio di Biella, che hanno fatto la scelta di vita di trasferirsi qui dieci anni fa: mi hanno aiutata a conoscere le usanze locali. C’è un piccolo negozio di alimentari, dove arriva anche la posta, ed è anche un museo: qualche volta alla sera ci si riunisce a parlare e a bere un bicchierino, come al pub".

Il Covid fa paura anche lì?

"La Norvegia ha adottato normative rigorose ma soprattutto nelle aree urbane. In luoghi come questo, con questi spazi e una densità di 0,8 abitanti per chilometro quadrato, non ci sono di certo degli assembramenti...".

Valentina, che cosa significa per lei ‘viaggiare libera’?

"Partire libera dai pregiudizi, dai limiti, e avere il piacere di entrare in contatto con altre culture, accorciare le distanze, apprendere e avere occasioni di crescita personale".

E che cosa vuol dire turismo sostenibile?

"Significa prendere in considerazione l’impatto che il proprio viaggio può avere sull’ambiente e sulla popolazione che si va a visitare. Il turista consapevole ad esempio limita la produzione di rifiuti, cerca di utilizzare mezzi meno inquinanti, si pone con un atteggiamento più etico".

Le manca l’Italia?

"Penso spesso all’Italia com’è ora, alle prese con la pandemia e i problemi collegati. Al momento non ne avverto la mancanza, anche se chiaramente in Italia ci sono ricordi, affetti".

E fino a quando, allora, resterà nel Grande Nord?

"Tendo a non darmi limiti. Non ho programmi e non li faccio, perché la vita li capovolge. Resterò qui finché ci starò bene".