"Il mio colpo grosso? Cantare con Mike Tyson. Chiamatemi Smaila's, faccio innamorare"

Dai Gatti di Vicolo Miracoli alla Costa Smeralda: "Ilary e Francesco Totti si sono uniti sull’onda delle mie note in Sardegna". L’amicizia con Jerry Calà, il cabaret con Carlo Verdone, cinema e teatro: "Ora sono nonno, ogni giorno guardo il mio nipotino"

Umberto Smaila, da cabarettista a musicista, animatore speciale delle notti di festa

Umberto Smaila, da cabarettista a musicista, animatore speciale delle notti di festa

La sua vita è un film molto più avvincente di quelle pellicole leggere he ha interpretato o per i quali ha scritto le musiche. Per la verità di vite Umberto Smaila ne sta vivendo parecchie. Tutte intense. Dall’esplosione negli anni ’70 con il cabaret dei Gatti di Vicolo Miracoli, alla conduzione di Colpo grosso che sdoganò una Tv pruriginosa a fine anni Ottanta. Per arrivare alle avventure imprenditoriali in locali dal Nord al Sud, isole comprese. Il tutto con il comune denominatore della musica che è sempre sullo sfondo della sua vita come quella di suo figlio Rudy.

Dall’avventura a Non stop con quel genio della televisione che era Enzo Trapani siete partiti in tanti e Carlo Verdone ha scritto nel suo libro che deve tutto a lei. Sorpreso?

"Un po’ sì ma piacevolmente. Non ho avuto più contatti frequenti con Carlo. Mi hanno chiamato in tanti per dirmi di questa sua attestazione di affetto che è stata bellissima. Ho rintracciato il suo numero e l’ho ringraziato. A cosa si riferiva? Nei camerini durante Non stop parlammo a lungo. Gli suggerii di fare il pezzo “I bambini di Dio“, quello del tormentone “un sacco bello“. Lui non era convinto, voleva iniziare con un altro monologo. Ho insistito ed ebbe un successo pazzesco. “Un sacco bello“ diventò una frase di uso comune".

L’esperienza dei Gatti è stata tutto per voi.

"Noi abbiamo continuato a frequentarci, c’è grande stima e sintonia. La reunion del 20 luglio per i settant’anni di Jerry Calà è stata qualcosa di eccezionale. Noi quattro all’Arena di Verona con tanto pubblico che ci acclamava. Eppoi abbiamo cantato Verona beat che più che una canzone scritta per il film Arrivano i gatti è stata un manifesto, un brano simbolo di un periodo irripetibile, legato anche allo scudetto storico dell’Hellas. Quella serata in Arena è stata toccante anche per noi naviganti di lungo corso che ne abbiamo viste parecchie".

Ma se vi chiedessero di ripartire insieme?

"Ogni esperienza ha il suo tempo ma mai dire mai. Magari si fa vivo un teatro per una produzione o una casa discografica. Quel che è certo è che noi ci sentiamo al passo con i tempi anche perché siamo stati sempre avanti a tutti come idee e genialità. Ci siamo definiti gatti perché siamo graffianti".

Il suo amico Jerry Calà nel celebrare un compleanno importante ha detto che di lei invidia il fatto di poter essere nonno.

"Come padre penso di essere riuscito bene e ora sono diventato nonno di Edoardo: se non vedo tutti i giorni la foto del bambino non sto bene. Da padre non sono mai stato così ansioso come lo sono da nonno. Capisco Jerry: lui dovrà aspettare ancora un po’ perché suo figlio è molto giovane, ma gli auguro di vivere questa sensazione fantastica".

Torniamo alla sua carriera. Il vostro gruppo si era sciolto e nel 1987 arriva l’offerta per condurre Colpo grosso in onda sul neonato circuito Italia 7. Fu un successo straordinario, con gli audaci spogliarelli delle le “ragazze Cin Cin“. Lo show è stato riproposto a ora tarda anche nel primo lockdown, forse per dare un po’ di serenità in un periodo cupo.

"Le ragazze Cin Cin erano ragazze normali, nella quasi totalità straniere. Per loro era un modo di fare una vacanza in Italia. Le loro famiglie non sapevano nulla. Quando le inglesi seppero che il format era stato comprato nel loro Paese si preoccuparono. Vedendo cosa è diventata la Tv dopo erano situazioni caste. Fu un tour de force perché registravamo anche quattro puntate nel pomeriggio fino alle 20, anche se per certi aspetti il tutto era un po’ artigianale".

Ma improvvisamente tutto finì.

"Mi trovai dall’essere impegnato in duecento puntate all’anno a zero lavoro. Ho dovuto rivedere la mia vita, sono andato a fare teatro interpretando Fred Buscaglione. Poi ho messo su l’orchestra, c’è stato il grande lavoro nei locali, l’idea del brand “Smaila’s“. È servito a garantirmi una certezza lavorativa. Ora sono un po’ in tutta Italia, il mio è un format del divertimento. Io comunque mi reputo e sono un artista e non un imprenditore".

Che deve affrontare la seconda estate della pandemia...

"Quest’anno penso e spero sia una situazione differente rispetto a dodici mesi fa. Stiamo diventando un popolo di vaccinati e confido nel fatto che tutti si convincano a immunizzarsi. La gente ha tanta voglia di divertirsi, noi abbiamo tanta voglia di lavorare".

In tutti questi anni nei locali ci sono degli aneddoti che le sono rimasti impressi nella memoria?

"Sicuramente uno in Versilia qualche anno fa. Ci mettiamo a suonare e arriva un cameriere che mi dice che sta arrivando nel locale Mike Tyson con la sua corte. Si raccomandano di assecondarlo e me lo descrivono irascibile. Appena si siede lo annuncio e gli dico che voglio dedicargli una canzone che è My way. Lui si commuove e si mette a cantare vicino a me. Il problema è che Mike aveva mangiato cibi con troppo aglio e mi asfissiò letteralmente. Ma tutto finì bene".

Lei con la sua musica confidenziale ha fatto innamorare tante persone…

"Soprattutto calciatori. In Sardegna sulle mie note Francesco Totti si è legato a Ilary Blasi e Stefano Bettarini ha sedotto Simona Ventura. Ricordi bellissimi di un periodo in cui la gente stravedeva per la movida e invece adesso la demonizza".

Un bilancio: hai dei rimpianti?

"Fare queste considerazioni mi mette un po’ tristezza. Professionalmente mi ha dato molta soddisfazione anche comporre tante colonne sonore per film. Sono diventato nonno, ho una bella famiglia lavoro parecchio e mi diverto. Che devo chiedere di più?".