Il ministro smentisce i presidi "In aula nove studenti su dieci"

Per i dirigenti il 50% delle classi sarebbe già in Dad. Bianchi: "No, scuole sicure. I contagi durante le feste"

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ROMA

Tra ministero dell’Istruzione, presidi e sindacati, sulla Dad è guerra dei numeri. A poco più di una settimana dalla riapertura delle scuole è tempo di bilanci. A farli è il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, snocciolando i dati del ritorno tra i banchi durante l’audizione alla commissione Cultura della Camera. Cifre che sembrano smorzare i toni di preoccupazione degli ultimi giorni, quando i presidi avevano stimato metà delle classi in Dad.

Secondo quanto riferito da Bianchi, infatti, l’88,4% degli oltre 7 milioni di studenti italiani è in presenza, contro un 11,6% che invece segue le lezioni da remoto. Una percentuale che varia di regione in regione ma che si traduce in oltre 850 mila ragazzi e ragazze lontani dalle aule a causa della pandemia. Sono invece il 93,4% le classi in presenza. Tra queste, però, il 13,1% ha attivato la Dad per uno o più casi di contagio o quarantene. Al contrario, il 6,6% delle classi è totalmente a distanza. Numeri e dati che, sottolinea lo stesso Bianchi, non vogliono nascondere i "molti e vari problemi" della scuola, ma che al tempo stesso però evidenziano la sicurezza delle aule. "Il grosso dei contagi è avvenuto durante il periodo di chiusura per le festività", ribadisce il ministro, annunciando prossime novità per "semplificare" le procedure per Dad e quarantene. Tutto bene? Macché.

I numeri forniti da Bianchi sulle presenze in aula non convincono però i sindacati, con la Flc Cgil che li definisce "a dir poco fumosi e opachi" e predispone una diffida. Anche per la Gilda degli Insegnanti si tratta di dati che "si limitano alle percentuali e danno un’idea riduttiva del reale disagio che le scuole stanno vivendo". In Lombardia, per esempio, ci sono 5.415 classi in isolamento (pari all’8,2%) per un totale di 67.433 alunni e 3.320 operatori. Peggio va solo in Liguria, con l’8,4% delle classi in Dad, e in Molise, dove sono a distanza addirittura il 13,7% delle classi.

I presidi, tirati indirettamente in ballo dallo stesso ministro durante l’audizione e secondo i quali almeno il 50% delle classi è in Dad, chiedono invece che "da ora in avanti, il Ministero pubblichi con cadenza settimanale tutte le statistiche necessarie ad avere contezza del quadro generale". "Le nostre stime erano diverse in quanto basate sulle continue e costanti comunicazioni dei nostri iscritti, provenienti da tutto il territorio nazionale, che segnalavano l’infittirsi dei casi di contagio. Chiediamo comunque che venga drasticamente semplificato il protocollo di gestione dei casi positivi – sottolinea il presidente dell’Anp, Antonello Giannelli –, allo stato attuale del tutto inapplicabile per il collasso dei dipartimenti di prevenzione delle aziende sanitarie, nonostante l’immane sforzo di collaborazione sopportato dalle scuole".

"Lungi da me fare polemiche – dice da parte sua il ministro – per ho sentito delle considerazioni, ho sentito proporre stime che non avevano basi numeriche. Io parto dai dati rilevati". "Non vi è dubbio – ha detto nel suo intervento alla Camera – che ci sono molti e variegati problemi ma l’intervento realizzato ha permesso alle amministrazioni regionali un controllo puntuale delle situazioni e il mantenimento il più possibile della didattica in presenza". "Se avessimo ceduto all’idea di una chiusura della scuola – ha concluso – questo avrebbe portato a casa sostanzialmente quasi 6,5 milioni di bambini e ragazzi".

a. farr.