Il ministro Ciriani "I soldi sono pochi Si parte dalle bollette Aiutiamo i più deboli"

Per il titolare dei rapporti con il Parlamento la priorità è il caro energia. Giro di vite sul reddito di cittadinanza: "Norma di carattere elettorale". "Se l’opposizione ci sta, faremo le riforme con la Bicamerale"

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di Antonella Coppari

I soldi sono pochi, il governo ha dovuto fare delle scelte concentrandosi nella legge di bilancio sui punti più dolenti: caro energia e difesa del potere d’acquisto. Ma le ambizioni di Meloni & co. restano alte: una riforma istituzionale complessiva, con l’autonomia differenziata al suo interno, in modo da garantire condizioni minime sufficienti per tutti, da realizzare con una Bicamerale se l’opposizione ci sta. Parola di Luca Ciriani (FdI), ministro per i Rapporti con il Parlamento.

Nel giro di 48 ore sarà varata la manovra. Il Pd la derubrica a ’decreto Aiuti 5’. È così?

"La priorità delle priorità era il caro bollette: mi chiedo quale altra urgenza veda il Pd oltre questa. Noi avevamo annunciato che dopo i 9 miliardi assegnati con il decreto Aiuti quater avremmo destinato almeno altri 20-22 miliardi al caro bollette: abbiamo mantenuto la promessa".

Una critica puntuale arriva da tutte le parti sociali, che avrebbero preferito concentrare le risorse sul taglio del cuneo.

"Con le risorse limitate che abbiamo non si può fare in una volta tutto ciò che vorremmo. Ci siamo concentrati sul caro energia, il cuneo fiscale è l’altro capitolo importante di una finanziaria che è comunque rilevante".

A proposito di energia: la misura forse più importante decisa dal governo finora, è sulle trivellazioni. Non rischiamo di tornare indietro, e cioè ai fossili, invece di procedere per la strada della riconversione energetica fissata dall’Unione europea e dall’Italia?

"No, non direi. Nel nostro Paese, si è investito molto sulle rinnovabili, ma non c’è una sola fonte energetica: soprattutto in una fase di emergenza come l’attuale, dobbiamo cercare di renderci il meno dipendenti possibile da Paesi che sono politicamente pericolosi, come la Russia, cercando di diversificare le fonti. Dobbiamo proseguire su tutte le strade, non rinunciando pregiudizialmente a nessuna, neanche alla ricerca sul nucleare che magari tra 10-20 anni potrebbe essere risolutivo".

Tornando alla manovra, la premier venerdì ha detto che è necessario pensare alle fasce più povere: il taglio al reddito di cittadinanza non colpisce proprio quelle fasce?

"Noi lottiamo contro la povertà, cerchiamo di concentrare le risorse che abbiamo su chi non può lavorare, aiutandolo a superare il caro energia o togliendo l’Iva sul pane e sul latte. Altra cosa è aiutare quelli che potrebbero lavorare, gli occupabili, ma non lo fanno perché non gli conviene. Il problema del reddito di cittadinanza è il fatto di essere una legge creata, in teoria, per fare incontrare la domanda e l’offerta di lavoro, ma in realtà con finalità chiare di carattere assistenziale ed elettorale".

Il governatore della Calabria, Occhiuto (FI) non nasconde le sue perplessità di fronte all’ipotesi di cancellare il sussidio tra sei mesi agli occupabili.

"Ripeto, le modifiche al reddito non riguarderanno la tutela dei poveri e di chi non può lavorare, ma solo chi può lavorare. Ecco perché vogliamo favorire la nascita di nuovi posti con gli incentivi fiscali alle aziende".

Verrà alzata la tassa sugli extra profitti derivati dai rincari energetici?

"Ci stiamo lavorando: ne parleremo domani in Consiglio dei ministri. Noi crediamo che il profitto tratto, anche legalmente, dall’aumento dell’energia deve essere riversato a beneficio di tutti".

Sarete in grado di farla pagare, a differenza di Draghi?

"I tecnici assicurano che ci sono le condizioni per scrivere una norma che garantisca un gettito superiore di quello di Draghi. La sua norma è stata fallimentare".

Come definirebbe la manovra?

"Una manovra per ripartire".

Lungo il percorso c’è uno già scoglio: l’autonomia differenziata. La farete?

"Certo, ma nell’ambito di un quadro più complessivo. Sono stato vice-presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia per 5 anni, nessuno può accusarmi di essere contro l’autonomia, ma devo anche dire con franchezza che, dai tempi del referendum sull’autonomia, sono trascorsi 5 anni abbondanti in cui su questi temi non si è mossa foglia. Capisco la fretta di Calderoli, ma immaginare che ciò che non si è fatto in 5 anni possa farsi in 5 settimane mi pare troppo. In ballo non ci sono solo le richieste delle regioni di avere maggiori competenze, ma anche una riforma istituzionale dello Stato con l’elezione diretta del Presidente e maggiori poteri alla capitale. Riforme che devono camminare insieme per assicurare uno stato più moderno. Non serviranno 5 anni, ma certo più di qualche mese".

Con quale strumento vanno fatte queste riforme?

"Una Bicamerale, se ci sono le condizioni per un dialogo non pregiudiziale con l’opposizione. Altrimenti, si seguirà la via parlamentare".

Il problema dell’autonomia è la spesa storica. Come lo risolverete?

"Assicurando a tutti gli italiani, da Bressanone a Capo Passero, i livelli essenziali di prestazioni sociali, assistenziali, sanitarie".