Martedì 23 Aprile 2024

Il menu sessista a fin di bene

Viviana

Ponchia

Non faccio un torto al femminismo se ogni volta mi commuovo quando un uomo mi apre la portiera. Non mi sento discriminata se lui paga una cena. E considero una premurosa congiura sapere che è il solo a vedere i prezzi sul menu. Quante nemiche mi sono fatta? Quanta ipocrisia autolesionista c’è nel condannare certi piccoli gesti che rendono la vita più morbida? Il modello pizzeria - facciamo alla romana e la portiera te la apri tu – va bene appunto in pizzeria, dove c’è chi conta quanti carciofini ci sono nella tua quattro stagioni e poi scala dal suo conto.

È confortante però sapere che esiste un altrove con un galateo che discrimina a fin di bene. Un posto che riporta ai fondamentali della galanteria e dei ruoli. Insomma un bel gioco da occasione speciale. Se poi i ruoli sono ribaltati e il cameriere non lo sa, basta avvertirlo: prenda la mia carta di credito e chiami lui principessa. Ma poniamo che non lo si voglia mettere in imbarazzo, che la lista delle vivande non monetizzabili tocchi a noi, esposte a ogni delizia ma tenute al riparo dalle fucilate che volano nell’alta cucina. A questo punto il gioco si fa ancora più raffinato e la cena meno scontata: io so che tu sai che io so. So benissimo quanto costa un branzino al sale. Che investimento rappresenti una entrée di ostriche seguita da carpaccio di gambero rosso. O quale mazzata nasconda la dicitura "tartufo escluso". Sbianchetta pure, ma se ti voglio graziare o spennare lo decido io.