Venerdì 19 Aprile 2024

Il batterio gigante, come un uomo alto 8mila metri

Trovato tra le mangrovie a Guadalupa, è il primo visibile a occhio nudo. Gli scienziati: "Servirà a capire meglio l’evoluzione della vita"

Il 'Thiomargarita magnifica' misura un centimetro

Il 'Thiomargarita magnifica' misura un centimetro

Sfida le leggi della biologia finora considerate un dogma, il batterio gigante visibile a occhio nudo. È lungo un centimetro ma può crescere fino a due, ed è stato scoperto nelle paludi di mangrovie ai Caraibi, nell’arcipelago di Guadalupa. Chiamato Thiomargarita magnifica, non solo è 5mila volte più grande della maggior parte dei batteri, ma presenta una struttura interna complessa, che gli ha permesso di aggirare le comuni limitazioni fisiche ed energetiche incontrate dai suoi parenti.

La scoperta si deve allo statunitense Lawrence Berkeley National Laboratory. "Possiamo sicuramente attenderci la scoperta di altri batteri, anche più grandi: si tratta di una tipologia che vive di solito in ambienti molto inospitali e che quindi sono ancora poco studiati", commenta Fiorentina Ascenzioni, docente di Microbiologia alla Sapienza Università di Roma. "Tra l’altro – prosegue – potrebbero farci capire meglio l’evoluzione della vita sulla Terra perché potrebbero presentare caratteristiche intermedie tra i batteri e gli organismi più complessi".

Tradizionalmente i batteri sono visibili solo per mezzo di microscopi in grado di ingrandirli dalle cento alle mille volte, ma in questo caso è stato possibile vedere il batterio senza bisogno di utilizzare alcuno strumento. "Per metterlo nel giusto contesto, sarebbe come immaginare un essere umano che incontra un altro umano alto come l’Everest", sottolinea Jean-Marie Volland, che ha coordinato lo studio. L’organismo è stato individuato, sotto forma di sottili filamenti bianchi, sulle foglie delle mangrovie cadute nell’acqua della palude. "Continuiamo a chiamarli microrganismi, ma ormai sappiamo che non tutti sono così piccoli – afferma Ascenzioni –. Non è il primo esempio di batterio gigante, infatti appartiene al genere Thiomargarita, che raccoglie batteri di grandi dimensioni, e ormai abbiamo esempi simili anche tra i virus".

Dopo averlo sottoposto ad analisi più approfondite, i ricercatori hanno scoperto che il Dna del batterio Thiomargarita magnifica, invece di trovarsi libero all’interno dell’unica cellula com’è tipico degli altri microrganismi simili, è racchiuso all’interno di strutture composte da membrane: si tratta di un livello di organizzazione decisamente più elevato, che è possibile trovare in cellule molto più complesse. "Questa è una novità, ma il Dna risulta atipico anche per le sue dimensioni", aggiunge la docente della Sapienza: "è circa tre volte quello di un batterio medio e lo stesso vale per il numero di geni". Secondo gli autori dello studio, l’insieme di queste straordinarie caratteristiche potrebbe aver permesso al batterio gigante di raggiungere le sue dimensioni fuori dal comune. Resta però ancora aperta la domanda su come e perché questi organismi si siano evoluti in questo modo.

red. int