Giovedì 18 Aprile 2024

Il medico che ci crede: "Qui ci si forma davvero"

Perché sì al pronto soccorso: "La sera si torna a casa stanchissimi ma appagati"

Andrea Meoni, specializzato in Medicina di urgenza

Andrea Meoni, specializzato in Medicina di urgenza

Prato, 3 agosto 2022 - ’Va dove ti porta il cuore’ scriveva Susanna Tamaro nel 1994. È esattamente quello che ha fatto Andrea Meoni, pratese, classe 1978, scegliendo di entrare in servizio al pronto soccorso dell’ospedale di Prato, una delle strutture più sotto stress della Toscana. Il luogo per eccellenza della sanità nazionale in perenne affanno, a causa della costante fuga di camici bianchi. Stipendi bassi, sacrifici enormi, ferie mancate. Motivi che hanno portato a innescare una vera e propria emergenza in termini di personale. A otto mesi di distanza dalla scelta che gli ha cambiato la vita, Meoni, specializzato in Medicina di urgenza con un passato nella guardia medica e come dottore di famiglia, rivendica con forza quanto deciso.

La grande fuga. Cento medici al mese lasciano il posto nei pronto soccorso

Meoni, a novembre ha deciso di entrare a lavorare in pronto soccorso: è ancora certo di aver fatto la scelta giusta? "Convintissimo perché è il luogo formativo per eccellenza: qui si incontrano tutte le tipologie di malattie e problemi, si lavora a stretto contatto con infermieri e specialisti. È bellissimo".

Non le fanno invidia i colleghi che percepiscono molto più del suo stipendio senza sostenere i ritmi estenuanti del pronto soccorso? "Non c’è paragone rispetto a professionisti che visitano in ambulatori privati, siamo pagati poco per il lavoro che svolgiamo, ma ho scelto di fare il medico per una passione che ho scoperto al quarto anno delle superiori".

Quale è stata la molla? "Entrare come volontario nella associazione Pubblica Assistenza mi ha permesso di conoscere il mondo dell’emergenza. Quando sono salito per la prima volta su un’ambulanza ho capito che quella era la mia strada".

C’è un episodio che le ha segnato la carriera? "Le esperienze con giovani e bambini sono quelle che segnano maggiormente. Durante un intervento col 118 due genitori disperati mi gettarono letteralmente tra le braccia il loro bambino piccolissimo. Era in arresto respiratorio, abbiamo fatto di tutto per salvarlo. Quando ha ripreso conoscenza è stata una felicità immensa".

Come è maturata la scelta di entrare in pronto soccorso? "Ho preso questa decisione nonostante sapessi a cosa andavo incontro, ma ho voglia di sentirmi un medico completo. La sera torno a casa stanchissimo, ma pienamente appagato".

Cosa si sente di dire ai giovani che vogliono intraprendere la carriera medica? "Ragazzi, seguite il cuore e non il portafoglio. La passione paga più di quanto si possa immaginare".

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