Il meccanico, l’ex politico, il ciclista. Sogni spezzati a un passo dal cielo

Filippo aveva 20 anni e amava le moto. Marco, milanese, era soprannominato Pantani per gli sprint in salita

Il filo di tre vite, partite da tanto lontano, si è intrecciato ai piedi della gru che si è schiantata nel cantiere di via Genova a Torino. Tre sorrisi, orgogliosi dello stesso mestiere, uniti dal caso e dal lavoro in un selfie che ora sembra solo una ferita di più, si sono spenti per sempre. Filippo Falotico aveva solo vent’anni.

Da Coazze, un borgo di tremila abitanti sulle colline della vicina val Sangone, era sceso in città. Meccanico per passione, adorava le moto e le vecchie auto. Lo scorso anno aveva riparato una vecchia Fiat Cinquecento, trasformandola in un piccolo gioiello da corsa. Ora però lavorava su macchine più grandi, i mostri d’acciaio che svettano sempre più alti nel cielo delle periferie, a inseguire il boom dell’edilizia trainato dai bonus e dagli incentivi. Un lavoro buono, praticato con la sicura prestanza fisica della sua giovane età e con entusiasmo. Solo tre giorni fa, in cantiere a La Thuile, scriveva su Instagram: "Neve, blocchi di volata ghiacciati, bulloni mezzi grippati… Ma forse è proprio questo il bello".

Roberto Peretto, invece, abitava a Cassano d’Adda, hinterland milanese, assieme alla compagna che gestiva con lui una palestra ed era stato impegnato in politica. Con il fratello guidava la ditta di famiglia, fondata dal nonno. Gruista per passione, come il collega morto e originario di un paese a una manciata di chilometri da lì. A Carugate viveva infatti Marco Pozzetti, di due anni più grande di Roberto. Anche lui travolto dalla struttura che si è accasciata sul palazzo di sei piani.

Filippo Falotico, 20 anni, con Roberto Peretto, 52 anni, e Marco Pozzetti, 54

Nel suo appartamento solido e ben rifinito, in una strada periferica della cittadina circondata dai centri commerciali, il lutto inghiotte nel dolore la moglie e i due figli, maschio e femmina, 22 e 21 anni. Il sole è già calato da un pezzo quando alle 18, davanti al cancello, alla spicciolata, sfilano i parenti. Un gruppo di cinque persone mute e attonite. Alzano il bavero del cappotto e abbassano lo sguardo. Sul marciapiedi si ferma invece, avvolta nel suo piumino blu, mascherina sul volto, Piera, "amica da una vita". "Ho appena avuto due lutti, lui mi chiamava sempre, anche l’altro giorno. Mi è stato vicinissimo", racconta. "Aveva una grande passione per la bicicletta". Per scherzo, ma non troppo, lo chiamavano "Pantani". In sella alla mountain bike, aggrediva il fango delle strade sterrate. Al bar dell’oratorio, dove qualche anno fa accompagnava ancora di persona i suoi ragazzi, Roberto lo ricordano come "un papà premuroso, attento". Sui social, le foto della bicicletta e la passione per il calcio, sponda milanista.

Anche Roberto Peretto amava il pallone, da ragazzo aveva giocato nelle giovanili della Cassanese. La sua morte per il compagno di squadra Gero Orlando è stato "un grande colpo, anche se era un po’ che non lo vedevo". In città non riescono a capire come possa essere successo.

"È cresciuto a pane e gru – dice la cugina Criselde –. L’azienda di famiglia ha una lunghissima tradizione. Questo lutto ha colpito tutti, siamo senza parole, sotto choc". La stessa aria di doloroso stupore si respira in municipio. Peretto era stato candidato cinque anni fa per la civica di centrodestra ’Io scelgo Cassano’. La stessa che ora ha vinto le elezioni. "Giocavo con lui a nascondino da piccolo, lo conosco come un ragazzo di grande passione civile, un lavoratore generoso e capace", dice il sindaco Fabio Colombo. Con la compagna mandava avanti la palestra e aveva duramente combattuto contro le difficoltà imposte dal Covid, fra restrizioni e chiusure obbligatorie. Per il vicesindaco Andrea Savino, "uomo generoso e davvero, senza retorica, sempre con il sorriso".