Il maschio ha bisogno di giocare

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Paolo

Crepet

La maternità rende più maturi della paternità. È per questo – per dirla con una battuta – che l’uomo, nonostante l’avanzare dell’età, sente il bisogno di giocare. Anche quando cominciano ad arrivare figli (e poi nipoti), molti uomini non smettono di essere legati a quell’idea infantile della libertà, che invece le donne delegano al loro senso materno. E così giocano. Ovviamente parliamo di regole generali, le eccezioni sono numerose.

Ma i padri e i nonni difficilmente rinunciano a quei minuscoli spazi di gioco rimasti e cercano di coinvolgere i più piccoli nelle loro passioni ludiche. Lo fanno per non sentirsi soli, per essere in due a coltivare lo stesso hobby. Il gioco non è assolutamente da considerare una perdita di tempo. Chi lo fa, sbaglia. Anche nella terza e quarta età ha una funzione importantissima: rafforza la memoria e tiene attivi. Giocare o dedicarsi al collezionismo cura la malinconia ed è un rimedio naturale contro la solitudine. Le figurine Panini, in questo senso, sono state una sorta di seduta di psicoterapia di massa per tutti gli italiani. Non sono state solo uno strumento per avvicinare i maschi (perché le ragazze appassionate di questo tipo di raccolta sono davvero rare) a una delle loro passioni, quella per il calcio.

Le donne hanno altri modi per arrivare allo stesso risultato. Cucinare, fare le pulizie o fare la maglia in passato erano in parte lavoro e in parte tempo libero. Gli uomini non dovevano fare queste cose e si dedicavano a giocare o a raccogliere e catalogare oggetti. Anche se oggi le cose stanno cambiando e le differenze si assottigliano sempre di più.