di Sandro Neri Il primo gennaio 1883, all’apertura della stagione, il Teatro alla Scala è illuminato elettricamente. Le 2.880 lampade a incandescenza che regalano un’immagine del tutto inedita del tempio della lirica illuminano quella sera il marchio di una fabbrica destinata ad affiancare il suo nome e la sua immagine nel mondo al concetto di innovazione. È la Pirelli infatti ad aver costruito i cavi che alimentano l’avveniristico impianto di illuminazione. In quel comparto, fino a poco prima dominato dai britannici, la Pirelli è già allora la prima azienda dell’Europa continentale. La fabbrica, aperta nell’allora via Ponte Seveso, proprio dove oggi sorge il Pirellone, produce a pieno ritmo già dal 1873. Non solo cavi, ma apparecchi per macchine industriali, giocattoli, palle da gioco, impermeabili, merceria. Giovanni Battista Pirelli, che a 23 anni, il 28 gennaio 1872, fonda a Milano la G.B. Pirelli & C., ha deciso di puntare l’attività sulla lavorazione della gomma. Un’intuizione che fa ancora oggi della Pirelli, giunta ieri a celebrare con un evento al Piccolo Teatro di Milano i 150 anni di attività, un marchio di successo, riconosciuto in tutto il mondo. Non solo una rete di 18 fabbriche aperte in 12 Paesi (30.000 i dipendenti), ma un brand che testimonia vocazione per la ricerca, politiche di internazionalizzazione, attenzione per la cultura, il costume e la comunicazione. Nessun altro ha osato mettere i tacchi a spillo a Carl Lewis per lanciare, nel 1994, uno slogan che è molto più di uno spot: la potenza è nulla senza controllo. "Pirelli è una bella signora che sta ringiovanendo ed è una cosa meravigliosa", assicura Marco Tronchetti Provera, vicepresidente esecutivo e ceo della multinazionale che dal 1964 lega il suo nome al più famoso dei calendari. "Il suo segreto sono le persone – precisa – il senso di appartenenza dei ...
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