Martedì 16 Aprile 2024

Calenda: "Riforme, sì al dialogo. Ma le vere emergenze sono scuola e sanità"

Il leader del Terzo polo: ora il Partito della nazione, né destra né sinistra "Non ci sono solo i temi istituzionali, noi però siamo per il premier eletto. Meglio una sola Camera e ridare allo Stato alcune competenze regionali"

Carlo Calenda, leader di Azione

Carlo Calenda, leader di Azione

Presidenzialismo no, confronto sì. Il viaggio delle riforme istituzionali sta per partire e il Terzo polo apre la porta a metà. A patto, cioè, che non si dimentichino altre urgenze. Su questo il leader e senatore di Azione, Carlo Calenda, è tassativo. Non si possono mettere da parte sanità e istruzione, "le vere priorità del Paese".

La ministra delle riforme, Casellati, ha detto che presto incontrerà le forze di opposizione: siete aperti al confronto?

"Sì, certo".

La premier è disposta a partire dal presidenzialismo alla francese.

"Noi siamo contrari al presidenzialismo: il capo dello Stato è l’unica figura che ha tenuto insieme gli italiani. Se facciamo diventare partigiano anche lui, perdiamo l’unico collante che c’è".

Che cosa proponete?

"Siamo favorevoli a un presidente del Consiglio eletto. È depositario del potere esecutivo, ha senso che i cittadini indichino direttamente da chi vogliono essere governati. Al di là di questo, ci siederemo al tavolo ma per parlare di una riforma complessiva dell’assetto istituzionale. Noi siamo per il monocameralismo secco, in modo da rafforzare il potere legislativo, e poi riteniamo giusto mettere mano all’assetto federale dello Stato, dove ci sono alcune competenze che vanno riportate a livello nazionale".

Siete contrari all’Autonomia differenziata di Calderoli?

"Si può ragionare su come delegare alcune funzioni alle Regioni, ma certo reti energetiche e grandi infrastrutture non possono essere di competenza regionale. Che facciamo, la rete del gas dell’Emilia-Romagna separata dal resto d’Italia? Non siamo contrari a discutere, ripeto, ma la discussione va fatta su tutti questi capitoli insieme".

Quale dovrebbe essere lo strumento per fare la riforma?

"Una Bicamerale che abbia funzione redigente, ovvero scriva un testo. Va istituita con legge costituzionale, ci vorrà un po’ di tempo. Ma ancor prima di tutto questo, per me, ci sono due emergenze nazionali: la sanità, che è al tracollo, e la scuola – intesa sia come formazione che come scuola ordinaria – che non funziona. Abbiamo di fronte un anno difficile, perché combattiamo con l’inflazione e rischiamo la recessione. Quindi al governo dico: stiamo attenti, con tutte queste emergenze a impantanarci discutendo solo della riforma presidenziale che rischia di non arrivare da nessuna parte".

Un buon risultato della lista Moratti in Lombardia va interpretato come un successo del Terzo polo?

"Certo. Di chi, altrimenti?"

Non è un po’ ambizioso voler costruire il cosiddetto Partito della nazione quando Azione e Italia viva non hanno ancora trovato una vera unità?

"In realtà, abbiamo rispettato tutte le tappe: dai gruppi unici alla federazione. Ora apriamo un cantiere per definire le regole dei congressi, i tempi di tesseramento e così via. Sabato saremo a Milano dove si riuniscono i liberaldemocratici che vanno inseriti nel Terzo polo. Dobbiamo essere pronti per le Europee del 2024".

Si chiamerà davvero Partito della nazione? E chi intende rappresentare?

"Il nome è da vedere: quella è una definizione che utilizziamo ora perché il progetto si ispira allo spirito repubblicano di cui ha parlato Draghi. Vogliamo rappresentare quella parte di Paese che vuole cambiare la realtà, e si è stancata di questo bipolarismo destra-sinistra che, in trenta anni, non ha portato l’Italia da nessuna parte. In base ai voti che abbiamo avuto alle ultime elezioni, questa fetta di elettorato è composta di giovani sotto i 25 anni e dell’Italia che lavora e produce".

Tra le aree politiche che potrebbero guardare con interesse a questo progetto c’è anche una parte della Lega?

"Per ora io conosco la Lega di Salvini e con quella non mi pare ci siano possibilità di incontro. Il comitato del Nord, insomma, l’altra Lega, se esiste, ancora non si è capito cosa è cosa vuole".

E il Pd?

"Spero che alcune personalità del Pd capiscano che fare i ’miglioristi’ in quel partito contando zero non serve a nulla".

Tra i candidati alla segreteria del Nazareno quello che ha chiarito meglio la visione sulle alleanze è Bonaccini: vuole formare una coalizione con Terzo polo e M5s. È possibile?

"Assolutamente no: ritorna il campo largo di Letta. Noi siamo inconciliabili con M5s".

È evidente che per voi il test delle prossime regionali è importantissimo.

"Siamo appena all’inizio. Aspettiamo i sondaggi nelle prossime settimane, ma ritengo che Letizia Moratti e Alessio D’Amato possano vincere. Bisogna vedere se sono capaci di parlare in modo trasversale agli elettori".