Giovedì 18 Aprile 2024

Il manifesto di 40 ex ginnaste "L’eccezione sono le società sane"

Il nuovo #Metoo delle atlete: "Vogliamo giustizia verso tutte le ragazze che hanno subìto vessazioni". Un’associazione sta raccogliendo altre testimonianze. "Ora basta, non è sport quello che umilia"

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di Alessandro Crisafulli

DESIO (Monza)

Sono 40 al momento. Ma assicurano che, a breve, saranno un vero e proprio "esercito". Armato di coraggio, forza e determinazione. Per rivoluzionare quel sistema che fino a poco tempo fa, in silenzio, hanno dovuto accettare, subire, digerire, soffrire. Sono ex atlete della ginnastica che si sono unite, hanno fatto squadra, con l’aiuto dell’associazione Change The Game, e hanno scritto il loro manifesto. "È passata una settimana da quando Anna Basta e Nina Corradini hanno raccontato la loro esperienza, non così idilliaca come siamo sempre stati abituati a pensare o a vedere in tv, scrivono. Si credeva fossero dei casi isolati, si sperava che questo dolore riguardasse solo poche atlete. Ma non è così. L’associazione Change The Game, presieduta da Daniela Simonetti, ha iniziato a raccogliere denunce da tutta Italia, ed è partito un #metoo italiano che non vogliamo far spegnere senza aver ottenuto giustizia".

Giustizia, ecco la parola chiave. Ripetuta ossessivamente. "Giustizia nei confronti di tutte le ginnaste che hanno subito violenze ed umiliazioni – sottolineano –. Giustizia nei confronti di tutte le allenatrici che hanno insegnato con amore e hanno affidato le loro ginnaste a colleghe nella speranza di farle prendere il volo, e che invece le hanno fatte cadere. Giustizia nei confronti dei genitori che sono stati allontanati per non influire sulle loro prestazioni atletiche. Giustizia nei confronti di tutte le atlete del presente e del futuro, perché possano crescere in un ambiente competitivo, ma sano".

L’intento è chiaro: "Cambiare il mondo della ginnastica ritmica in meglio, senza rinnegare il passato, ma imparando da esso. Sarà un percorso lungo e frastagliato, ma vogliamo ricordare a tutti voi che insieme siamo più forti e non potranno spegnere la nostra voce senza stare ad ascoltare. Da parte di tutte noi possiamo dire con fermezza che non intendiamo piegarci. Non intendiamo abbandonare la speranza, perché abbiamo sofferto tanto, troppo in alcuni casi. Ed è ora che questo abbia fine". Perché deve essere chiaro: "Non è sport quello che umilia – dicono con forza –. Non è sport quello che sminuisce l’essere umano. Il problema è, purtroppo, molto radicato, dalle realtà territoriali fino ai vertici. La mentalità che caratterizza la ginnastica ritmica, e non solo, non incarna i valori che sono propri dello sport. L’eccezione alla regola sono le società dove c’è un ambiente sano. Non il contrario". Un appello accorato, il loro: "Chiediamo a tutti di supportarci in questa missione, per uno sport più giusto. Per tutte quelle ragazze che coraggiosamente si sono fatte avanti in questi giorni, vi diciamo grazie. E per tutte coloro che non possono o non vogliono rivelare la loro identità, vi siamo vicine. Nella speranza che un giorno troverete la forza, il coraggio e la possibilità di denunciare".

L’associazione Change The Game, intanto, prosegue in maniera incessante con il suo lavoro a 360 gradi per cercare di cambiare lo stato dell’arte. Non solo raccogliendo storie e testimonianze, che fluiscono sempre più copiose e presto saranno condensate in un vero e proprio report, ma anche allargando il fronte e fuoriuscendo dai confini nazionali. Il caso infatti è arrivato anche all’estero e l’associazione sta cercando di fare squadra con altre realtà analoghe e allargare il movimento, in modo da unire le forze e, magari, trovare soluzioni comuni e condivise. Idee, proposte e possibili soluzioni sulle quali gli uffici legali dell’associazione sono alacremente al lavoro e che prossimamente verranno presentate, per cambiare le regole del gioco, per rivedere i canoni fin qui dati per assodati e per liberare le Farfalle da un sistema-gabbia.