Martedì 16 Aprile 2024

Il maggiordomo per tutti, paga la Regione

Dalla manutenzione alla spesa a domicilio: la Liguria ha istituito una figura che risolve i piccoli problemi domestici e assiste gli anziani

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di Rita Bartolomei

Il sogno di tutti, avere qualcuno che si metta in coda al posto tuo, naturalmente gratis. Come il vicino di casa, quello gentile. Come il portinaio di una volta. O come il maggiordomo di quartiere. La Regione Liguria si è inventata il nome e il servizio – unico in Italia – e ci ha investito 1,8 milioni del Fondo sociale europeo, la sperimentazione andrà avanti per tutto il 2021.

È lo sportello che ancora non esisteva – ne hanno aperti 18, da Ventimiglia a Sarzana –, per intercettare bisogni nascosti. Ma non siamo in un copione giallo e il maggiordomo non è il sospettato. Piuttosto, della signorile figura consegnata in tanti capolavori, mantiene l’aristocratico aplomb e la capacità di cavarsela un po’ in tutti i campi. Un sollievo, soprattutto per tanti 70-80enni che vivono soli. Ma non solo per loro.

Il maggiordomo, gratuitamente, ti porta a casa pacchi, spesa e medicine, indossando felpa con logo e sorriso. Fa la coda per te in farmacia, dal medico o alle poste. Ti spiega – un po’ figlio e un po’ nipote – come scaricare l’app dal telefonino o assumere la tua identità digitale con Spid. Aiuta i commercianti a sistemare vetrine o aiuole, ti porta fuori il cane, cambia lampadine fulminate ma soprattutto regala qualcosa che non ha prezzo, un po’ di buona compagnia.

Da ottobre, quando è partito il servizio, sono state centinaia le richieste arrivate solo su Genova. Anche nel quartiere del ponte Morandi crollato. Anche nell’entroterra, splendido ma molto isolato. "Abbiamo iniziato a mangiare i panettoni per l’Immacolata, tanti anziani ci invitavano a casa per un caffè", scherza Simone Santelli, 39 anni, maggiordomo in Valle Stura, di base a Masone, meno di 4mila abitanti e altrettanti bisogni. Questi mesi sono stati una scuola anche per lui, che lavora da anni nel consorzio sociale Agorà diretto da Manuel Sericano, tra i capofila del progetto ligure. Spazio alla fantasia.

"Il problema numero uno qui sono gli spostamenti. In certi casi, per fare 10 chilometri bisogna cambiare due autobus e partire un’ora e mezzo prima per una pratica che richiede 10 minuti". Così l’Unione dei Comuni ha messo a disposizione dei maggiordomi un pulmino da 9 posti, la navetta delle piccole necessità. "Portiamo gli anziani a sbrigare gli atti in municipio ma anche a far visita al cimitero, nei centri specialistici o al Cup – mette in fila Simone –. Per tanti è una liberazione. Perché in Valle Stura siamo praticamente isolati, il passo del Turchino è chiuso e l’autostrada lasciamo perdere".

"Grazie per quello che fate, mi sento meno solo", una dei riconoscimenti più belli che si sono sentiti dire questi ’ragazzi della porta accanto’. Elisa Riscazzi, 42 anni e una lunga esperienza nel sociale con Agorà, da maggiordomo e coordinatrice del gruppo spiega che "Genova è prima di tutto una città con quartieri molto diversi l’uno dall’altro. Siamo attivi in 12 sedi, con 7 sportelli. La logica? Coniugare il welfare con quello che è possibile. Ad esempio sorvegliare le code fuori dai negozi, per evitare gli assembramenti. Tanti nonni ci chiedono di fare la spesa non per loro ma con loro. Un modo per vedere gente, a braccetto magari nella via con i negozi più belli". E il maggiordomo si mette a disposizione.

Le parole che Elisa porta nel cuore: "Quelle di tanti anziani che ti chiedono se citofoni, per sapere come va. Questa cosa ci ha toccato. Magari sono autonomi ma vivono soli e hanno bisogno di sentire una voce amica, la persona che s’interessa". All’inizio bisognava spiegare che cos’è questo servizio nuovo e originale, che da bando mette in campo disoccupati residenti in Liguria con Isee sotto i 20mila euro, dopo averli formati. Oggi, invece, "soprattutto in alcune zone più popolate, abbiamo una richiesta continua di persone che hanno il nostro numero a casa e prendono appuntamento, ’la settimana prossima avrei bisogno di due bottiglie d’acqua e di una ricetta dal dottore’. Le farmacie ci chiamano, con gli studi medici ormai c’è un rapporto di fiducia. Qualcuno ogni tanto ci chiede una piccola manutenzione in casa". I favori del buon vicinato.

Una certezza su tutto: "Abbiamo scoperto la solitudine che accompagna i nostri quartieri, questo periodo ha amplificato il bisogno. Che non è solo quello di avere la spesa in casa, ma soprattutto di poter contare su una faccia amica". E cosa vuol dire lavorare nel quartiere del ponte crollato? "Veniamo da anni difficili in generale – riconosce il maggiordomo Elisa –. Ma ho scoperto che le persone, indipendentemente dalle tragedie e dai momenti più complicati, anche per le finanze, mantengono sempre una loro dignità. Nessuno la perde per avere un servizio".