Il lungo viaggio del Milite ignoto Mattarella: "La guerra è una follia"

Si celebrano l’Unità nazionale e le Forze armate. Il presidente ha deposto corone d’alloro per i caduti

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di Ettore Maria Colombo

"La decisione di onorare la salma di un caduto senza nome e, idealmente, così, di tutti coloro che non avevano trovato nemmeno la consolazione di una tomba – dice il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – pose in luce l’unità del Paese in un momento difficile, unendo in un sentimento di rispetto e di dolore i diversi atteggiamenti che avevano caratterizzato la società italiana di fronte alla guerra". Ieri ad Aquileia (Udine), in stazione e poi al Cimitero degli Eroi, il Capo dello Stato ha ripercorso la prima tappa del viaggio del Milite Ignoto, con un treno rievocativo arrivato a Roma, come cento anni fa, per la tumulazione nel sacello dell’Altare della Patria. Mattarella ha voluto dare la massima enfasi a una pagina della nostra storia ricca di pathos, eroismi.

Infatti, il Sacrario custodisce i resti di oltre 100mila caduti durante la Prima Guerra Mondiale, di cui solo 39.857 noti e ben 60.330 ignoti, ma che permisero all’Italia di vincere la Prima Guerra. Purtroppo, la storia è poco conosciuta.

Il 4 novembre, ad esempio, oggi ‘solo’ Festa delle Forze Armate, è stata, fino al 2 giugno del 1946, quando nacque la Repubblica, la festa nazionale. Si celebrava la Vittoria nella Prima guerra mondiale (1918): era la "Festa della Vittoria". Una ‘festa’ molto speciale è anche quella del Milite ignoto, che onora i soldati caduti durante la Grande Guerra mai identificati, perché dispersi. Celebrazioni che, negli anni bui del terrorismo, gli anni Settanta, erano state messe da parte, come il ricordo del sacrificio di quei fanti e alpini.

Solo grazie ai presidenti Ciampi, Napolitano e Mattarella siamo tornati a ricordarli. Per dirla sempre con le parole del Capo dello Stato, "erano trascorsi tre anni da Vittorio Veneto (1918, ndr), e le fratture, le divisioni, le ferite aperte nella popolazione, sempre più consapevole e impaurita dagli immani effetti provocati dal conflitto, non accennavano a rimarginarsi". Il monumento al Milite Ignoto diede loro risposta.

Una donna, una mamma, Maria Bergamas, fu scelta in rappresentanza di tutte le madri italiane che avevano perso un figlio in guerra per individuare la salma del Milite Ignoto tra undici uguali. Il viaggio del treno fu straziante.

Guidato da ferrovieri decorati al valore, il treno attraversò l’Italia tra due ali ininterrotte di popolo, i più inginocchiati, molti con le lacrime agli occhi, le donne spesso in prima fila, dolenti, luttuose, partecipi, in una delle più sentite, unanimi, commemorazioni collettive della storia del Paese. Il convoglio era composto di sedici carri che via via si colmavano di corone e di fiori. Quello che trasportava la bara reca il verso dantesco "L’ombra sua torna ch’era dipartita". Per fortuna, su idea del generale Giulio Douhet, teorico della guerra aerea, il Parlamento aveva approvato, ad agosto, una legge, per una volta all’unanimità, "sulla sepoltura della salma di un soldato ignoto". Il luogo scelto fu il sacello dell’Altare della Patria, o ‘Vittoriano’, eretto nel 1911 per celebrare i Grandi della Patria e, in particolare, i Re d’Italia.