Mercoledì 24 Aprile 2024

Il legionario italiano "L’Ucraina è un inferno Come l’Europa del ’45"

Pagliaro ha combattuto nel corpo speciale dell’esercito francese "Battaglie e distruzione ricordano la Seconda guerra mondiale".

di Letizia

Cini

Pedro Perrini ha partecipato a molte missioni: ex Jugoslavia, Afghanistan, Libano, Repubblica Centrafricana, Bosnia, raggiungendo il grado di brigadier chef (caporal maggiore scelto). Oggi “Pedro“ è tornato ad essere Danilo Pagliaro, classe 1957. Professione: legionario. Meglio: ex legionario.

Nel 1994, l’allora 36enne nato a Marina di Ravenna ma vissuto per anni a Venezia, si è arruolato in Legione straniera, corpo di elite delle Forze armate francesi, prendendo quello che, per 23 anni, è stato il suo nome di battaglia: oggi Pedro-Danilo ha deciso di raccontare la sua esperienza in Vita da legionario – Un italiano nella Legione straniera (Diarkos edizioni), che verrà presentato mercoledì a Firenze e il giorno successivo a Pisa.

Cosa spinge un uomo ad arruolarsi nella Legione straniera?

"Nel mio caso, la ricerca di un lavoro sicuro. C’è molto di più dell’immagine veicolata da cinema, letteratura e stampa dietro a una scelta molto impegnativa. Io avevo moglie e due figli, un’età già considerevole, per qualsiasi altra arma. Solo la Legione straniera ti offre la possibilità di arruolarti fino ai 40 anni, permettendoti di ricominciare".

Legionari, un manipolo di delinquenti, oppure?

"Non saremo dei chierichetti, ma non siamo nemmeno assassini spietati che fanno il lavoro sporco per la Francia. La Legione straniera è una branca dell’Esercito francese che accetta le varie nazionalità. In questo senso è un Corpo aggregante: qui non sei bianco, nero o giallo, non sei cattolico, islamico o animista, hai un kepì bianco, sei un legionario".

Cosa pensa della guerra in corso in Ucraina?

"Da quello che ho visto, in tanti anni di missioni operative non si è mai visto qualcosa di simile".

Perché?

"La guerra Ucraina-Russia ricorda la Seconda guerra mondiale. Città rase al suolo. Bombardamenti, droni. Erano 80 anni che non si assisteva a una cosa del genere in Europa. Non ho mai visto questo livello di distruzione: forse più morti, quello sì".

In che senso?

"Un conto sono gli scontri a livello di guerra civile: come in ex Jugoslavia, Serbia, nei Paesi africani; conflitti a bassa intensità. Lo scenario attuale vede schierati gli eserciti di due Stati sovrani, per questo il livello di distruzione è altissimo".

Si è parlato di Legione ucraina, esiste una correlazione con quella francese?

"No, la Legione straniera francese non ha niente a che vedere con la legione ucraina, composta da mercenari, che vanno a sparare per soldi".

Fra commilitoni ucraini e russi, com’è stata possibile la convivenza dopo l’invasione?

"Quando fai parte della Legione, sei francese (con tanto di documenti, passaporto e diritto di chiedere la cittadinanza dopo 5 anni di arruolamento): ho visto legionari russi offrirsi di ospitare i parenti di commilitoni ucraini nelle proprie case, in Francia. E la stessa Legione si è impegnata in aiuto delle persone in arrivo dall’Ucarina, dando loro rifugio a Cassis, in Costa Azzurra".

Come si sopravvive agli orrori della guerra?

"L’odore della morte che si incontra nelle operazioni speciali non ti abbandona mai. Ma non soffro di incubi da reduce".

A Srebrenica, in Bosnia, ha scoperto qualcosa di choccante...

"Durante una marcia ci siamo imbattuti in un campo di concentramento. Il primo segnale? La puzza, un odore nauseabondo. L’odore di morte, di cadavere in putrefazione. Poi abbiamo visto i recinti con i prigionieri. Larve umane, morti viventi. Purtroppo siamo arrivati troppo tardi per salvare molti di loro".

Anche lei ha ucciso qualcuno?

"Purtroppo devo rispondere sì. Ho sparato verso chi ci attaccava e ho visto cadere il bersaglio. Non sai chi uccidi e nemmeno se è morto o solo ferito. Sai che hai colpito chi ti voleva uccidere. È spietato, ma non c’è alternativa".