Il Jova furioso: "Nei tour mai lavoro nero. Econazisti contro di me"

Il cantante si sfoga: "Inadempienze formali sanate in 24 ore, ma c’è chi specula". E attacca chi lo critica sulle location: "Dopo le esibizioni, spiagge più pulite"

Lorenzo Chreubini, 55 anni, in arte Jovanotti

Lorenzo Chreubini, 55 anni, in arte Jovanotti

È più di uno sfogo. È un fiume di rabbia. Con una diretta Instagram dal Lido di Fermo (dove si esibisce nella nuova tappa del Jova Beach Party) Lorenzo Cherubini – per tutti Jovanotti – grida il suo sdegno contro chi infanga il lavoro di oggi e la storia di una vita. Dopo il blitz dell’ispettorato del lavoro di Ascoli Piceno – 1.400 euro di multa per un transennamento incompleto, e 17 lavoratori inizialmente non a norma –, l’artista attacca chi critica il tour. Parole dure, quasi stonate rispetto allo stile abituale. "Se voi econazisti volete continuare ad attrarre l’attenzione utilizzando la nostra forza, sono fatti vostri. Il nostro è un progetto fatto bene che tiene conto dell’ambiente, parla di obiettivi di sostenibilità e realizza quelli che è in grado di realizzare con gli strumenti messi a disposizione dalle leggi, dal buon senso, dalla volontà", è l’accorata difesa contro il presunto "killeraggio" del giorno prima, senza tempi di difesa.

A quanto traspare, Jovanotti ce l’ha con l’arcipelago ambientalista che sta cavalcando il caso. "Il Jova Beach Party non mette un pericolo nessun ecosistema, non devastiamo niente, le spiagge non solo le ripuliamo, ma le portiamo a livello migliore di come le troviamo", è l’orgogliosa asserzione. "Il Jova Beach non è un progetto greenwash, parola che mi fa cagare – specifica –, così come mi fa schifo chi la pronuncia, perché è una parola finta, è un hashtag e gli hashtag sapete dove dovete metterveli. Il Jova Beach Party è un lavoro fatto bene: se pensate che non sia fatto bene venite a verificare, venite qua. Non diffondete fuffa. Il mio pubblico è fantastico, ha una coscienza alta rispetto all’ambiente".

La tensione si scioglie solo nell’interrogatorio in diretta al manager Maurizio Salvadori che rassicura fans e artista: "Non esiste lavoro nero al Jova Beach Tour. Tre società sulle dieci con cui collaboriamo non avevano fatto la comunicazione di legge, ma avevano oblato la sera prima". I 17 lavoratori "sono quindi regolarmente all’opera nel cantiere". Un lavoro impressionante. "Dopo il Covid, oggi, per trovare i 700 facchini che ci servono, dobbiamo farli arrivare anche da 200-300 km con i pullman e da sei-otto società diverse che però noi conosciamo", chiarisce Salvadori.

"Per me – ricorda Jovanotti – il lavoro nero è una piaga enorme, una cosa molto seria". Il resto è vita. "Dal 1988 abbiamo fatto tournée grandi e piccole, in discoteche, locali, bar, stadi e non abbiamo mai avuto una contestazione". Ma un tour di successo ruota naturalmente nell’"occhio del ciclone". E "in piccole realtà mette in moto il livore locale e micro vendette in qualche modo politiche", considera il protagonista, prima di scatenarsi sul palco. Dove tutto riappare alla giusta distanza.